Wimbledon? No, The Championships

(Bbc) Il galateo non scritto e il dress code del torneo più snob del tennis con un codice che, nonostante qualche timida evoluzione, resiste come ultimo baluardo di un’Inghilterra vintage.

The Championships, questo il nome corretto per evitare gaffe da principianti, non è solo il più antico torneo di tennis al mondo, ma un vero e proprio rito britannico. Tra fragole e panna, Pimm’s e silenzi reverenziali, Wimbledon incarna un’etichetta rigida, fatta di regole non scritte su abbigliamento e comportamento.

“Qui si agisce con modestia. Siamo britannici, no? Composti e corretti”, spiega Laura Windsor, esperta di bon ton consulente di Bridgerton. Niente urla da stadio, né selfie-stick (banditi dal 2015): “Chi lo usa nel 2025 merita sorveglianza”, ironizza William Hanson, coach di etichetta.

Le regole? Arrivare in orario, muoversi solo durante i changeover, telefono muto. E soprattutto: “Non si applaude un errore dell’avversario, si rispetta il silenzio durante i punti e non si contano le decisioni dell’arbitro”, precisa Hanson. Attenzione anche allo spazio personale: “Niente invadenza, e soprattutto niente cibo rumoroso o maleodorante”.

Dress code: tra rigore e “tenniscore”

Se il codice ufficiale vieta solo jeans strappati, scarpe sporche e slogan politici, quello non scritto è più severo. Meghan Markle lo scoprì nel 2019, criticata per un look con jeans e blazer. “A Wimbledon si pensa subito a bianco, beige, tailleur e cappelli”, spiega il giornalista Daniel-Yaw Miller.

L’outfit perfetto? “Demure e sofisticato”, secondo Windsor: lino impeccabile, abiti floreali o a pois. I Panama hat sono un classico (ma “niente tese larghe, disturbano chi è dietro”), mentre i reali optano per viola e verde, colori ufficiali del torneo dal 1909. Kate Middleton, patron del club, ha sfoggiato toni emerald e dress viola Safiyaa nel 2023.

Tra i migliori in tribuna, Zendaya con i suoi completi maschili Ralph Lauren, Sienna Miller (regina del broderie anglaise), e Pierce Brosnan in lino navy. Ma c’è chi ha sfidato le convenzioni: Grace Jones in tuta da pilota o Idris Elba con la maglia delle Super Eagles.

Wimbledon 2025: tradizione vs. modernità

“È l’ultimo museo della cultura britannica old-school”, dice Miller. Rispetto al passato, però, qualcosa si muove: L’Henman Hill esplode di patriottismo, si fanno wave e tra un punto e l’altro volano urla. “Oggi è più partecipativo, negli anni ’50 sembrava una cattedrale”, nota Elizabeth Wilson, storica del tennis.

Anche nel dress code c’è più elasticità: Beckham ed Elba hanno sdoganato il modo di presentarsi nei palchi “che contano”. Ma per Hanson, l’etichetta resta sacra: “Rispettare gli altri è essenziale. Wimbledon vive di rituali: per queste due settimane, ricordiamoci le buone maniere”.

Insomma, il torneo resiste come un tea time in un mondo di energy drink. Con la speranza, per i puristi, che non diventi mai un hot dog.

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