Vittoria, la “regina dell’oppio”

(mynewsroom.it) La rivista “Time” definisce la monarca più longeva della Gran Bretagna la maggiore narcotrafficante della storia.

Un articolo della rivista “Time” ha scosso la comunità storica e acceso un dibattito acceso: la regina Vittoria, simbolo del rigore vittoriano e monarca più longeva della Gran Bretagna del suo tempo, sarebbe stata, di fatto, la più grande narcotrafficante di tutti i tempi.

A sostenerlo è Sam Kelly, storico di Stanford, in un saggio controverso che rilegge il ruolo della Corona britannica nell’epoca degli imperi. Nonostante l’immagine della regina come donna austera e devota, Kelly ricorda che Vittoria salì al trono a soli 18 anni e che era una consumatrice abituale di sostanze oggi considerate illegali. Il laudano, una miscela di oppio e alcol, era la sua medicina quotidiana, prescritta per “mal di testa, nervosismo e disturbi femminili”. Lo assumeva ogni mattina, come una sorta di “aspirina dell’epoca”, spiega Kelly, un farmaco allora legale e ampiamente raccomandato anche ai bambini.

Ma non si fermava all’oppio. La regina era anche una fan della cocaina, sostanza allora legale e considerata miracolosa. La consumava in forma di vino e gomme da masticare, utili a lenire i dolori dentali causati dalla scadente odontoiatria dell’Ottocento. “Era perfetta per una giovane regina che doveva apparire forte e sicura di sé”, scrive Kelly. Anche la cannabis faceva parte del suo arsenale medico: prescritta per i dolori mestruali e il parto, fu uno dei primi farmaci a base di cannabinoidi utilizzati in ambito clinico in Europa.

Il ruolo dell’Impero nel narcotraffico

Il vero scandalo, però, non è il consumo personale, ma il ruolo del suo impero nel narcotraffico di massa. A metà Ottocento, la Gran Bretagna era dipendente dal tè cinese, ma il commercio era in perdita: l’argento britannico finiva nelle casse di Pechino. La soluzione? L’oppio, coltivato in India sotto il controllo della Compagnia delle Indie Orientali. I britannici inondarono la Cina di oppio, creando milioni di tossicodipendenti e ribaltando il bilancio commerciale.

Quando il governo cinese, guidato dal viceré Lin Zexu, cercò di fermare il traffico, confiscando e distruggendo 1,1 milioni di chili di oppio nel 1839, la risposta di Londra fu brutale: la Prima Guerra dell’Oppio. Le forze britanniche, superiori militarmente, sconfissero la Cina, imposero il Trattato di Nanchino e strapparono Hong Kong alla sovranità cinese. Fu l’inizio del “secolo dell’umiliazione” per la Cina.

“La regina Vittoria non lesse nemmeno la lettera di Lin Zexu, che denunciava la moralità di vendere droga a un popolo innocente”, scrive Kelly. “Per lei, bastava che l’argento continuasse a fluire. Fu questo egoismo spietato a farne la narcotrafficante più potente della storia”.

Nuove polemiche e riconoscimenti

L’articolo ha scatenato reazioni contrastanti. Il Daily Mail lo ha definito “una distorsione storica”, mentre storici come Priya Satia (Stanford) lo difendono: “Non si tratta di demonizzare Vittoria, ma di riconoscere il ruolo dello Stato britannico in un crimine di massa”.

Intanto, a Hong Kong, il governo ha annunciato un museo dedicato alle Guerre dell’Oppio, che aprirà nel 2026, per “ricordare le ferite del colonialismo”. In Gran Bretagna, invece, il Parlamento discute se aggiungere un paragrafo sui crimini coloniali nei libri di testo.

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