(Financial Times) Il Vietnam, cuore pulsante della produzione mondiale di scarpe sportive, si trova improvvisamente nel mezzo della tempesta tariffaria Usa.
Le pesanti sanzioni imposte dall’amministrazione Trump mettono a rischio il fiorente settore calzaturiero del paese asiatico, con ripercussioni potenziali sui prezzi per i consumatori americani e sulle strategie globali dei colossi come Nike, Adidas e Puma.
La notizia giunge come un fulmine a ciel sereno per Nike, che proprio quest’anno ha lanciato la Vomero 18, una scarpa da running con l’ambizioso obiettivo di riconquistare i corridori passati ad altri marchi. Un dettaglio cruciale, evidenziato dall’etichetta “Made in Vietnam” sulla linguetta, si è trasformato in un potenziale ostacolo per i piani di rilancio del CEO Elliott Hill.

Aumenteranno i prezzi
Il Vietnam è diventato negli anni il polo produttivo di riferimento per le calzature sportive a livello globale. Questa centralità lo rende ora particolarmente vulnerabile alle tariffe punitive volute dal presidente Trump, il quale ha dichiarato apertamente la sua intenzione di riportare la produzione negli Stati Uniti. Tuttavia, gli analisti avvertono che il risultato più probabile sarà un aumento dei prezzi delle scarpe da ginnastica, data la carenza di fabbriche specializzate e di manodopera qualificata negli USA per questo tipo di produzione.
Nike è stata una delle prime aziende straniere a investire in Vietnam, aprendo i suoi primi cinque stabilimenti di produzione di calzature nel lontano 1995. Questa mossa ha contribuito significativamente alla crescita economica del paese e alle sue esportazioni. Negli anni successivi, l’azienda americana ha ampliato rapidamente la sua rete di fornitori, creando migliaia di posti di lavoro, attratta dai costi di manodopera più competitivi. Attualmente, Nike conta ben 130 fabbriche in Vietnam, attive nella produzione di scarpe, abbigliamento e attrezzature sportive.

Strategie differenti
Anche altri giganti del settore come Adidas e Puma hanno consolidato la loro presenza produttiva in Vietnam. Di fronte alla minaccia dei dazi, le strategie delle aziende appaiono diverse. Puma ha dichiarato di adottare una “strategia multi-paese di origine”, potendo contare su partner a lungo termine capaci di produrre in diverse nazioni.
Le aziende si trovano di fronte a scelte difficili: comprimere ulteriormente i margini sui fornitori, aumentare i prezzi per i consumatori o assorbire direttamente i maggiori costi. Gli analisti prevedono che le aziende del settore riesamineranno attentamente la loro offerta negli Stati Uniti, eliminando i prodotti meno redditizi.
Questa migrazione produttiva ha portato il surplus commerciale del Vietnam con gli Stati Uniti a raggiungere la cifra record di 123,5 miliardi di dollari l’anno scorso, il terzo più alto dopo Cina e Messico.