(NzAmSonntag) Negli ultimi anni, il settore dei videogiochi ha registrato una crescita straordinaria, raggiungendo un fatturato stimato di quasi 188 miliardi di dollari nel 2023 e con previsioni di superare i 213 miliardi entro il 2027.
Uno dei principali motori dell’espansione del mercato dei videogiochi (messo addirittura a un impietoso confronto con l’industria cinematografica che nello stesso anno ha generato un fatturato mondiale di circa 105 miliardi di dollari, è il modello di business “Free-to-Play” (F2P), che consente agli utenti di scaricare e giocare gratuitamente, generando ricavi attraverso pubblicità, raccolta dati e soprattutto acquisti in-app. Questo approccio, nato nei primi anni 2000 per contrastare la pirateria nei mercati asiatici, ha rivoluzionato il modo di fruire i videogiochi, spingendo i giocatori a spendere in base al valore percepito del gioco.

L’evoluzione del modello F2P
Per incentivare gli utenti a effettuare acquisti, i giochi F2P utilizzano meccanismi psicologici che sfruttano istinti primordiali come la competizione, la curiosità e il desiderio di appartenenza sociale. Gli utenti vengono coinvolti in dinamiche che li spingono a spendere per migliorare le proprie performance o collezionare oggetti virtuali, spesso nascosti dietro sistemi complessi come le “loot boxes”. Questi meccanismi trasformano bisogni naturali in strumenti per massimizzare i profitti.
Un esempio eclatante di successo nel modello F2P è Counter-Strike: Global Offensive, con oltre 49 milioni di giocatori mensili e un fatturato annuale di 6,7 miliardi di dollari. Analogamente, titoli come EA Sports FC combinano il tradizionale acquisto del gioco con meccaniche F2P, includendo sistemi di matchmaking che, secondo alcuni critici, creano frustrazione per incentivare ulteriori spese.

Manipolazione e rischi
Il F2P non è privo di critiche. Le dinamiche di “dark patterns”, ovvero meccanismi progettati per manipolare il comportamento degli utenti, sono particolarmente preoccupanti. Giochi popolari come Animal Crossing utilizzano tattiche psicologiche per creare senso di colpa nei giocatori inattivi, favorendo abitudini compulsive. Altri titoli raccolgono e monetizzano dati personali, come 8 Ball Pool e Roblox, spesso all’insaputa degli utenti.
Il principio meritocratico del “miglioramento attraverso la pratica” è stato in gran parte sostituito dalla logica del “Pay-to-Win”, in cui il successo dipende dalla disponibilità economica del giocatore. Questo sistema penalizza chi non può o non vuole investire somme significative, rafforzando un’elite di giocatori disposta a spendere cifre elevate.