Usa-Cina e il nucleare sulla Luna

(Aujourd’hui) Le due potenze puntano a costruire un reattore nucleare sulla Luna entro il 2030, ma per gli esperti il progetto è più un’ambizione geopolitica che una realtà fattibile.

Una nuova, ambiziosa frontiera dell’esplorazione spaziale si sta delineando: la costruzione di un reattore nucleare sulla superficie lunare. Secondo documenti interni della Nasa ottenuti dal media americano “Politico”, gli Stati Uniti prevedono di lanciare un modulo nucleare da 100 chilowatt entro il 2030. L’obiettivo? Fornire una fonte energetica stabile e indipendente dal Sole, fondamentale per sostenere basi abitate e missioni scientifiche a lungo termine, soprattutto durante la lunga notte lunare, che dura circa 14 giorni terrestri.

La Nasa dovrebbe entro sessanta giorni chiedere pareri al settore privato per sviluppare il progetto e starebbe già cercando aziende in grado di lanciare il reattore entro cinque anni. L’annuncio ufficiale potrebbe arrivare a breve, con Sean Duffy, amministratore provvisorio della Nasa e segretario ai Trasporti statunitense, incaricato di illustrare i dettagli del programma.

Corsa allo spazio

Ma dietro l’annuncio si profila una nuova “corsa allo spazio”, stavolta tra Stati Uniti e Cina. Anche Pechino, infatti, sta lavorando a un progetto simile: costruire una centrale nucleare per alimentare la International Lunar Research Station (ILRS), una base lunare abitata sviluppata in collaborazione con la Russia e prevista anch’essa entro il 2030. Il primo Paese a posizionare un reattore nucleare sulla Luna potrebbe dichiarare una “zona d’esclusione”, rallentando di fatto le attività degli avversari.

Tuttavia, molti esperti guardano con scetticismo a questi progetti. L’associazione francese négaWatt, che riunisce professionisti del settore energetico, avverte che si tratta più di un’operazione di immagine che di una reale possibilità tecnologica: americani, cinesi e russi sono in una gara alle dichiarazioni per dimostrare chi sarà il più potente.

Un’idea alquanto bizzarra

Antonella Barucci, astrofisica del Laboratorio Lesia dell’Osservatorio di Parigi, definisce l’idea “abbastanza bizzarra” e “irrealizzabile nei prossimi venti o trent’anni”. Anche Francis Roy, esperto di sicurezza nucleare, ritiene che la fissione nucleare sulla Luna sia teoricamente possibile, ma non con le tecnologie attuali. Uno dei problemi principali è il raffreddamento del reattore: sulla Luna, la mancanza di atmosfera e di acqua rende difficile dissipare il calore prodotto.

Bertrand Vilmer, ingegnere aerospaziale, solleva anche una questione ecologica: “Creeremo rifiuti nucleari sulla Luna”, con l’uranio come combustibile che, dopo alcuni anni, diventerebbe materiale radioattivo da gestire. Inoltre, trasportare tutti i componenti necessari con diverse missioni spaziali rappresenterebbe una sfida logistica e costosa.

Per négaWatt, il progetto “costerebbe probabilmente più energia di quanta ne produrrebbe”. Intanto, gli Stati Uniti puntano a tornare sulla Luna entro la metà del 2027 con il programma Artemis, prima di affrontare l’arduo obiettivo di un reattore nucleare.

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