(Le Point) La malattia neurodegenerativa colpisce milioni di persone in tutto il mondo e ora una sonda impiantata nel cervello potrebbe segnare una svolta nelle cure.
Nel 2021, il professor Stephan Chabardès del CHU di Grenoble e la dottoressa Cécile Moro, responsabile del progetto presso il centro di ricerca biomedica Clinatec (CEA), hanno condotto un trial rivoluzionario per il trattamento del morbo di Parkinson. La tecnica prevede l’impianto nel cervello di una sonda che emette raggi infrarossi, con l’obiettivo di rallentare la distruzione dei neuroni dopaminergici. I primi risultati, sebbene preliminari e in attesa di revisione paritaria, mostrano segnali incoraggianti.

I risultati preliminari
I tre primi pazienti operati non hanno riportato effetti collaterali significativi. Inoltre, la loro motricità, invece di peggiorare come ci si aspetterebbe in casi di Parkinson, ha mostrato segni di miglioramento. Normalmente, pazienti con un profilo simile (sotto i 65 anni e in uno stadio precoce della malattia) perdono da 3 a 4 punti all’anno sulla scala utilizzata per valutare rigidità e tremori. Nei pazienti trattati con la sonda, questi punteggi si sono stabilizzati o addirittura migliorati.

Riduzione dei farmaci
Un altro segnale positivo è la riduzione significativa del bisogno di farmaci. I pazienti operati assumono tra i 400 e i 500 mg al giorno di L-Dopa, la molecola comunemente usata per compensare la perdita di dopamina. In confronto, pazienti non operati con caratteristiche simili assumono circa 800 mg al giorno. L’imaging cerebrale ha inoltre rivelato un aumento dei trasportatori di dopamina nel cervello dei pazienti trattati, suggerendo una possibile “restaurazione funzionale”, sebbene sia troppo presto per parlare di neuro-rigenerazione. Se i risultati saranno confermati, potrebbe aprire la strada a terapie più efficaci e meno invasive.