Turisti di guerra a Gaza

(mynewsroom.it) In Israele diversi tour operator organizzano per 100 dollari al giorno visite guidate con “vista” sulla guerra.

“Partecipa a questo tour privato nell’envelope di Gaza, che ospita circa 70.000 residenti ed è il luogo del massacro del 7 ottobre, il peggior attacco terroristico contro il popolo ebraico dall’Olocausto”. Questo uno degli annunci di un’agenzia turistica israeliana che organizza viaggi a Re’im dove il massacro terroristico di Hamas è costato la vita a centinaia di giovani che partecipavano al Nova Peace Festival e nelle zone colpite dagli attacchi israeliani a Gaza. Per i promotori, sono viaggi educativi per comprendere le minacce alla sicurezza nazionale. Per i critici, rappresentano una “banalizzazione della sofferenza palestinese” e un’oscena strumentalizzazione del trauma.

I viaggi del dolore

“Partendo da Netiv Haasara, un moshav a 100 metri dalla barriera, ammira la barriera tra Israele e Gaza (“Muro di Ferro”) e il valico di Erez. Dirigiti verso la città di Sderot e visita le strade dove si sono svolti gli scontri tra i militanti e le IDF” recitano i depliant e i siti delle agenzie che invitano i turisti a visitare alcuni dei siti maggiormente colpiti dall’attacco, in particolare i kibbutz Nahal Oz e Be’eri, incontrando i residenti locali e ascoltando le loro storie in prima persona. Fcoltativa è anche la visita a Piazza degli Ostaggi a Tel Aviv dove dall’attacco del 7 ottobre le famiglie degli ostaggi presi durante il massacro si sono radunate nella piazza grazie alla sua vicinanza al quartier generale delle IDF. La piazza è diventata anche un punto focale per raduni e proteste che chiedono il rilascio degli ostaggi.

Facoltativo: visita a Piazza degli Ostaggi a Tel Aviv, dove le famiglie degli ostaggi si sono radunate dall’attacco del 7 ottobre. Situata vicino al quartier generale delle IDF, è diventata un punto focale per le proteste che chiedono il rilascio degli ostaggi.

Vista sulla guerra

I partecipanti, spesso ebrei della diaspora o cittadini israeliani, visitano kibbutz attaccati il 7 ottobre, osservano i danni ai tunnel di Hamas e ascoltano testimonianze di sopravvissuti. Alcuni pacchetti includono incontri con militari e “visioni panoramiche” dei bombardamenti su Gaza.

Organizzazioni per i diritti umani e attivisti palestinesi denunciano l’”etica distorta” di questi tour: “Trasformare case distrutte e corpi sepolti sotto le macerie in attrazioni turistiche è disumano”. Sui social, immagini di visitatori che posano con armi o sui resti di edifici hanno scatenato indignazione: “Sembra Srebrenica, ma con i selfie”.

La difesa: “Ricordare per non ripetere”

Dall’altra parte, i sostenitori, come il gruppo StandWithUs, sostengono che i tour “mostrano la realtà del terrorismo” e rafforzano la resilienza nazionale. “Se i palestinesi avessero potuto, avrebbero fatto lo stesso con Tel Aviv”, ha dichiarato un veterano israeliano a Ynet.

L’Alto Commissariato ONU per i Diritti Umani ha espresso “profonda preoccupazione”, mentre l’UE valuta sanzioni per le agenzie coinvolte. Intanto, il turismo pro-Palestina cresce in Cisgiordania, con visite a campi profughi e memoriali delle vittime.

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