(L’Express) L’impero Trump si espande nel mondo delle criptovalute, trasformando lo scetticismo iniziale in un business multimilionario tra memecoin, stablecoin e mining, non senza accese critiche per i conflitti di interesse.
Il mondo della criptovaluta ha accolto a braccia aperte Donald Trump e la sua famiglia, trasformando il loro iniziale scetticismo in un’opportunità di guadagno e influenza politica. Nonostante in passato Trump avesse definito il Bitcoin una truffa nel 2021, il settore delle criptovalute, con la sua ideologia libertaria e poco rancorosa, ha contribuito con oltre 100 milioni di dollari alla sua campagna elettorale, favorendo la sua elezione.
In cambio, Trump si è impegnato a ridurre gli ostacoli normativi e a sostenere la creazione di una riserva ufficiale di criptoattività, portando anche alla sospensione di diverse indagini della SEC (l’autorità di vigilanza dei mercati finanziari), inclusa una che riguardava Justin Sun, il maggiore investitore nel “memecoin” $Trump, accusato di manipolazioni di mercato e promozione illegale di criptoattività.
Il “memecoin” $Trump, lanciato il 17 gennaio, tre giorni prima dell’insediamento di Trump, è diventato rapidamente un elemento centrale negli affari della famiglia. Nonostante il suo valore sia sceso a circa 15 dollari per unità dopo aver raggiunto i 75 dollari il giorno dell’insediamento, il “Financial Times” ha stimato che in soli due mesi il $Trump ha generato quasi 350 milioni di dollari di profitti per i suoi creatori, principalmente società legate alla Trump Organization. Questo successo ha suscitato indignazione tra i democratici, che denunciano gravi conflitti di interesse. Chris Murphy, senatore del Connecticut, ha espresso preoccupazione che individui stranieri con influenza e ricchezza possano esercitare pressioni dirette sul presidente.
Gli invitati a una recente ricezione presso il country club di Trump, che ha ospitato i 220 maggiori investitori nel memecoin $Trump, hanno pagato non meno di 5 milioni di dollari ciascuno per avvicinare l’ex presidente e, in alcuni casi, ottenere una visita esclusiva alla Casa Bianca. È emerso anche che una misteriosa compagnia cinese, GD Culture Group, ha ottenuto un prestito di 300 milioni di dollari per investire nel $Trump.

La piramide di Ponzi
Il fenomeno dei “memecoin” si basa su un principio antico, quello della piramide di Ponzi, come ha spiegato l’economista Jean-Marc Figuet della Bordeaux School of Economics. Il successo di questi token dipende in gran parte dalla persona o dalla comunità che li emette. Sebbene spesso umoristici, i “meme” su cui si basano possono non esserlo sempre. Nel caso del $Trump, la scelta è ricaduta sulla celebre postura di Trump con il pugno alzato, in riferimento al tentato assassinato subito durante la campagna.
L’interesse per il settore delle criptovalute si è esteso a tutta la famiglia Trump. Un “memecoin” dedicato a Melania Trump, il $Melania, è stato lanciato contemporaneamente al $Trump. Nonostante sia scambiato a 34 centesimi per unità, ha una capitalizzazione di 180 milioni di dollari. Eric Trump e Donald Trump Jr., due dei figli del presidente, detengono circa il 20% della startup American Bitcoin, specializzata nel mining di criptovalute e in procinto di quotarsi in borsa.

Un miliardo di dollari di guadagno
Bloomberg stima che i guadagni complessivi della famiglia Trump legati alle criptovalute ammontino a 1 miliardo di dollari. Un progetto particolarmente strategico è World Liberty Financial, una società legata ai figli Trump, che emette USD1, una “stablecoin” ancorata al dollaro. Scott Bessent, segretario al Tesoro, ha reso la promozione delle stablecoin un obiettivo prioritario, nella convinzione che favorire la loro diffusione permetterà al dollaro di mantenere il suo status di principale valuta internazionale, contrastando la svalutazione del biglietto verde, una delle conseguenze della politica trumpista.