Sultanato perduto e 15 miliardi

(Aujourd’hui) Una lunga battaglia legale tra sette eredi del sovrano delle isole Sulu e la Malaysia: al centro della disputa, un antico contratto stipulato nel 1878.

Una vicenda dai tratti romanzeschi, con ingredienti da saga dinastica e retroscena geopolitici, sta scuotendo le aule giudiziarie europee. Sette discendenti del sultano Jamal ul-Azam, sovrano delle isole Sulu nel XIX secolo, reclamano dalla Malaysia 15 miliardi di dollari, pari a circa il 16% del bilancio nazionale.

Tutto comincia nel 1878, quando il sultano firma un accordo con due uomini d’affari europei — il barone Overbeck e il britannico Dent — concedendo l’uso del territorio di Sabah, ricco di risorse naturali, in cambio di un canone annuo. Ma la natura dell’accordo è ambigua: affitto o cessione definitiva? Con la morte del sovrano nel 1881 e la nascita della Malaysia nel 1963, il contratto sopravvive sotto forma di pagamenti simbolici ai suoi discendenti, circa 5.000 dollari l’anno.

Nel 2013, Jamalul Kiram III, un erede auto-proclamato, ha tentato un’insurrezione mandando 235 uomini armati a occupare Sabah. Dopo un mese di scontri e 68 morti, l’attacco fallì e il governo malese sospese ogni pagamento agli eredi.

Dal sultanato al tribunale

La famiglia ha deciso allora di avviare un’azione legale sostenuta da Therium Capital Management, una società britannica che investe nel contenzioso. Dopo la nomina contestata del giudice arbitrale spagnolo Gonzalo Stampa, il caso approda a Parigi, dove lo stesso emette nel 2021 una sentenza che condanna la Malaysia a pagare 15 miliardi. I legali della Malaysia contestano la validità dell’arbitrato, sottolineando la mancanza di notifiche ufficiali.

Un conflitto dai risvolti globali

Nel 2022, gli eredi hanno ottenuto il sequestro di due filiali di Petronas, il colosso petrolifero malese, in Azerbaijan. Il contenzioso si trasforma in una questione internazionale, mettendo in discussione il trattamento delle sentenze arbitrali tra Stati. La giustizia francese, nel 2023, invalida la decisione, esonerando la Malaysia dal pagamento.

Ora, il verdetto atteso dalla Corte d’appello di Parigi potrebbe confermare la posizione della Malaysia. Ma il caso rimane intricato. La mancata applicazione di una sentenza apre una zona grigia giuridica e potrebbe trasformarsi in un “caso scuola” per gli studenti di diritto internazionale.

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