(Le Figaro) Tra tradizione e modernità, gli sticker restano un simbolo di identità e avventura, trasformando ogni valigia in una mappa di ricordi.
Come ai tempi delle mappe della jet-set, gli sticker sono tornati a decorare i trolley dei viaggiatori moderni. Non solo aiutano a riconoscere il proprio bagaglio sui nastri degli aeroporti, ma diventano anche un modo per raccontare le proprie avventure. L’anno scorso, Raphaël, trentenne francese, non avrebbe mai pensato di adornare la sua valigia finché un equivoco all’aeroporto di Atene non lo ha spinto a cercare lo sticker perfetto in un negozio turistico. «Ho scelto quello più kitsch possibile», racconta. «Ora è un gioco: cerco un adesivo in ogni nuova destinazione». Il suo Rimowa, tappezzato di ricordi da Roma, Hong Kong e Lisbona, è diventato unico e riconoscibile.
Anche Vadim, 35 anni, ha abbracciato questa tendenza dopo aver investito in una valigia Muji destinata a durare. Durante un viaggio in Giappone, ha acquistato alcuni sticker «per creare una piccola tradizione».

Viaggiatori benestanti
La pratica affonda le radici nel XIX secolo, quando le etichette pubblicitarie per hotel e resort decoravano i bagagli dei viaggiatori benestanti. Stampate con litografie a base di céruse (un pigmento al piombo), queste carte furono bandite nel 1865 per motivi di salute, ma l’idea sopravvisse.
L’apice del fenomeno si ebbe con l’editore napoletano Richter & Co, specializzato in immagini retro, fino al crollo del 1929 che colpì l’industria del viaggio. Con l’avvento del trasporto aereo negli anni ’30, le valigie rigide lasciarono il posto a borse morbide, poco adatte agli adesivi. Solo con la diffusione dei trolley, gli sticker hanno riconquistato popolarità, soprattutto tra i fan dei brand di lusso come Rimowa, oggi parte di LVMH. L’azienda tedesca, ispirandosi agli archivi storici, propone oggi collezioni di sticker vintage e tematiche, dalle città iconiche agli stili messicani.

Occhio alla confusione
Tuttavia, alcuni esperti mettono in guardia: i sistemi automatizzati di smistamento potrebbero confondere gli sticker con le etichette di viaggio, aumentando il rischio di errori. Ma per viaggiatori come Raphaël, il vero valore di questi adesivi va oltre l’utilità: «La mia valigia racconta chi sono. E non amo che le mie cose sembrino troppo nuove».