Slow Productivity lavorare consapevolmente


(L’Express) Rallentare per produrre meglio quando rallentare non significa fare meno, ma fare meglio, con più serenità e soddisfazione, per un futuro lavorativo più sostenibile ed efficace.

Nel mondo lavorativo moderno, dominato da e-mail incessanti, riunioni interminabili e carichi di lavoro schiaccianti, molti lavoratori si sentono obbligati a mostrare una produttività ostentata per dimostrare il proprio valore. In “Slow Productivity”, Cal Newport, professore all’Università di Georgetown e autore di bestseller come “Deep Work”, critica questa “pseudo-produttività” che valuta il lavoro in base all’attività visibile piuttosto che alla qualità dei risultati.

Newport evidenzia come, nell’economia della conoscenza, la produttività sia difficile da misurare. A differenza del settore industriale, dove si possono quantificare i risultati, come il numero di auto prodotte, il lavoro cognitivo coinvolge progetti eterogenei e obiettivi sfuggenti. Di fronte a questa complessità, molte aziende si concentrano sull’apparente occupazione dei dipendenti: più si sembra occupati, più si è ritenuti produttivi. Tuttavia, questo approccio genera inefficienze e un senso di colpa tra i lavoratori che non rispondono immediatamente a messaggi o richieste.

I tre pilastri della pilastri della Slow Productivity

Fare meno, ma meglio: ridurre il numero di progetti attivi permette di concentrarsi sulla qualità. Ogni attività comporta infatti “costi indiretti” come riunioni e scambi di e-mail che, accumulandosi, lasciano poco spazio al lavoro sostanziale. Limitare i progetti significa poter dedicare energie mentali alle attività più rilevanti.

Seguire il ritmo naturale: l’essere umano non è fatto per lavorare a pieno regime otto ore al giorno, cinque giorni a settimana. Newport suggerisce di organizzare il lavoro in base ai propri cicli di energia, evitando riunioni nei lunedì per facilitare la transizione dal weekend, o pianificando pause stagionali per rigenerarsi. Ian Fleming, ad esempio, scrisse i romanzi di James Bond durante le sue pause annuali nei Caraibi.

Puntare sulla qualità: Newport sottolinea che ciò che conta è l’impatto e la qualità del lavoro, non la velocità con cui si risponde a Slack o il numero di e-mail inviate. Concentrare gli sforzi sulla creazione di valore reale può non solo migliorare il benessere personale, ma anche portare benefici tangibili alle aziende.

Un antidoto al multitasking

Nonostante non tutti i lavoratori possano adottare immediatamente questa filosofia, Newport ritiene che molti professionisti dell’economia della conoscenza abbiano sufficiente autonomia per mettere in pratica almeno alcuni di questi principi. La “Slow Productivity” non è solo un antidoto all’aggressività del multitasking, ma anche una strategia per ritrovare un equilibrio tra benessere personale e obiettivi lavorativi.

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