Serie tv saudita all’indice

(Financial Times) Una soap da 100 milioni di dollari scatena l’ira dei musulmani: Iraq e Iran vietano la produzione perché è “peccaminosa”.

Una serie televisiva saudita di altissimo budget, che racconta la vita di un influente sovrano islamico del VII secolo, ha acceso un acceso dibattito in Medio Oriente, portando Iraq e Iran a vietarne la trasmissione e alcuni leader religiosi a condannarla come “peccaminosa”. Intitolata Muawiya, la produzione, che si stima sia costata fino a 100 milioni di dollari, è considerata la soap opera araba più costosa mai realizzata. La serie si concentra sullo scisma che, nel VII secolo, divise l’Islam in due principali correnti: sunnita e sciita, una frattura politica e religiosa che persiste ancora oggi.

La serie, caratterizzata da scenografie sontuose e scene di battaglia epiche, narra la vita di Muawiya ibn Abi Sufyan, compagno del profeta Maometto, che combatté una guerra contro Ali ibn Abi Talib, cugino e genero del profeta, figura venerata dagli sciiti. Trasmessa durante il Ramadan dal canale saudita MBC, la serie è stata al centro di polemiche sin dal suo lancio. Il mese sacro del Ramadan, infatti, rappresenta il picco di ascolti televisivi nella regione, con milioni di famiglie che seguono i programmi dopo aver interrotto il digiuno.

Diatriba tra sunniti e sciiti

La divisione tra sunniti e sciiti (Shi’at Ali, ovvero “seguaci di Ali”) risale alla disputa sulla successione del profeta Maometto. Mentre i sunniti, che costituiscono la maggioranza dei musulmani globali, non sostenevano la pretesa di Ali, gli sciiti credono che la leadership della comunità musulmana debba rimanere nella discendenza del profeta. Paesi come Iran, Iraq e Bahrein hanno una maggioranza sciita, il che spiega in parte la reazione negativa alla serie.

Girata in Tunisia con un cast panarabo e un regista egiziano, la produzione è stata ritardata rispetto alla data di uscita originaria del 2023. Alcuni osservatori hanno ipotizzato che il rinvio fosse dovuto alla volontà di non esacerbare le tensioni tra l’Arabia Saudita, che si considera leader del mondo sunnita, e i vicini a maggioranza sciita.

Una minaccia per la pace sociale

Iraq e Iran hanno vietato la trasmissione del programma, con le autorità irachene che hanno definito la serie una potenziale “minaccia per la pace sociale”. In Egitto, alcuni studiosi hanno condannato la rappresentazione come “religiosamente inaccettabile”: guardare la serie è un peccato. In Arabia Saudita, invece, le reazioni dell’establishment religioso sono state più moderate, riflettendo l’apertura sociale promossa dal principe ereditario Mohammed bin Salman.

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