(Marianne) Il principio della separazione dei poteri, fondamentale per le democrazie, ha radici antiche. Da Aristotele nell’Antica Grecia, passando per l’esperienza romana e le teorizzazioni di Locke e Montesquieu.
Nel cuore del dibattito politico odierno, mentre le azioni di figure di spicco come Donald Trump riaccendono i riflettori sul funzionamento delle democrazie, emerge con forza la questione della separazione dei poteri. Questo principio, lungi dall’essere una novità, affonda le sue radici in un passato lontano, precisamente nell’Antica Grecia, con il filosofo Aristotele.
Guidato dalle teorie del suo maestro Platone, che vedeva nel “mélange” dei poteri il fondamento della città ideale, Aristotele si dedicò allo studio e alla classificazione delle costituzioni di diverse nazioni e periodi storici. Da questa analisi, identificò tre componenti essenziali di uno Stato: un’assemblea generale per le deliberazioni pubbliche, un corpo di magistrati per il governo e un corpo giudiziario per la risoluzione delle controversie. Tuttavia, è importante sottolineare che, in questa fase iniziale, i poteri non erano ancora nettamente separati, con l’assemblea che poteva fungere da tribunale e i magistrati che esercitavano sia funzioni di governo che giudiziarie.

Checks and balances
La teoria aristotelica si concretizzò per la prima volta nell’antica Roma, dove si istituì una distinzione più marcata dei poteri. Il potere esecutivo era affidato ai consoli, eletti come massimi funzionari della Repubblica, ma con un sistema di “checks and balances” che prevedeva un doppio consolato e diritto di veto reciproco, per prevenire abusi. Le leggi erano invece votate dai tribuni del popolo, che davano voce anche alle fasce sociali meno abbienti, e il Senato, composto da patrizi, svolgeva un ruolo di consulenza. Polibio, storico e teorico, attribuì il successo della Repubblica romana proprio a questa costituzione mista, un modello che trovò un fervente sostenitore in Cicerone, anch’egli ispirato dalle idee di Aristotele.

E in principio ci fu Cicerone
Cicerone, a differenza di Giulio Cesare che si fece nominare dittatore, incarnava la difesa della Repubblica e della sua costituzione, consapevole che ogni tentativo di alterarla avrebbe aperto la strada alla tirannia. Sebbene la Repubblica romana sia tramontata, le sue leggi hanno continuato a esercitare un’influenza significativa, arrivando a ispirare pensatori illuministi come Montesquieu.
Montesquieu, nel suo “De l’esprit des lois” (1748), rielaborò il concetto di separazione dei poteri, adattandolo al contesto della monarchia assoluta francese. Le sue riflessioni si tradussero nell’articolo 16 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789, un pilastro fondamentale delle democrazie moderne. Anche i Padri Fondatori degli Stati Uniti, tra cui John Adams e James Madison, trovarono in Montesquieu una conferma delle intuizioni di Cicerone.