(Aujourd’hui) Le grandi potenze parlano ancora di “uso pacifico” dello spazio, ma la realtà è chiara: la guerra spaziale non è più un’ipotesi, ma una questione di tempo.
Il mondo sta assistendo a una crescente militarizzazione dello spazio, con Stati Uniti, Cina e Russia che intensificano le loro capacità orbitali, sollevando preoccupazioni per una potenziale “guerra dei satelliti”. La Francia, intanto, si prepara a rafforzare la sua presenza spaziale con il programma Toutatis, lanciando due CubeSat, Lisa e Spinner, entro il 2026 per testare contromisure contro aggressioni orbitali. Con Cina e USA in prima linea e la Russia pronta a giocare la sua parte, l’Europa deve accelerare per non rimanere indietro in questa corsa silenziosa ma decisiva per il futuro dell’orbita terrestre.

La risposta francese e la dottrina Usa
Lisa e Spinner, dotati di tecnologie avanzate come laser e sistemi di controllo da terra, rappresentano il primo passo della Francia per garantire la sicurezza dei suoi satelliti in orbita bassa (sotto i 2.000 km). Entro il 2030, il programma prevede il lancio di Egide, un satellite più avanzato, per pattugliare l’orbita geostazionaria (36.000 km). L’obiettivo è chiaro: ridurre la dipendenza dagli Stati Uniti e aumentare l’autonomia nella sorveglianza spaziale.
Gli Stati Uniti, attraverso la Space Force, hanno adottato una dottrina marziale, dichiarando lo spazio un “dominio di combattimento”. Gli USA sono pronti a neutralizzare minacce orbitali con metodi cinetici o non cinetici, segnando un punto di non ritorno nella militarizzazione dello spazio.

Le dimostrazioni cinesi e i sospetti sui russi
La Cina ha compiuto passi da gigante, dimostrando capacità senza precedenti. Nel 2022, il satellite SJ-21 ha spostato un altro satellite inattivo di oltre 3.000 km, mostrando una precisione e un controllo allarmanti. Secondo analisti come Norbert Pouzin, la Cina è l’unica potenza con la capacità industriale e tecnologica per competere con gli USA, superando ormai la Russia.
Mosca, sebbene in ritardo, non è da meno. Il satellite Kosmos 2553, sospettato di testare componenti per un’arma nucleare orbitale, ha destato preoccupazioni. Un’esplosione nucleare a 2.000 km distruggerebbe l’elettronica di tutti i satelliti in orbita bassa, un rischio inaccettabile per la comunità internazionale.