Sangue artificiale: rivoluzione mancata

(Le Figaro) Nonostante i progressi scientifici, il sangue artificiale resta lontano dalla realtà clinica. Costi elevati, limiti tecnici e dubbi etici ne frenano l’adozione su larga scala.

Nel 2025, nonostante i colossali progressi della medicina – dai trapianti agli impianti cerebrali – l’uomo resta ancora incapace di produrre sangue artificiale su larga scala. Oggi come ieri, la disponibilità di sangue dipende dalla generosità dei donatori. Ogni giorno in Paesi come la Francia servono 10.000 donazioni, con circa il 47% delle trasfusioni destinate a pazienti oncologici o con malattie del sangue.

La conservazione del sangue rappresenta una sfida complessa: le piastrine, ad esempio, hanno una durata di soli sette giorni, e il rischio di trasmettere agenti patogeni resta elevato nonostante milioni di test. Da qui nasce la spinta verso un sangue “pulito” e sintetico, disponibile su richiesta e privo di limiti di compatibilità.

Le prime sperimentazioni e fallimenti

Le prime trasfusioni, già nel XVII secolo, utilizzavano sangue animale. Solo nel XX secolo, con la scoperta dei gruppi sanguigni, la pratica si è consolidata. Tuttavia, l’emergere di HIV ed epatiti negli anni ’80 ha mostrato i limiti di sicurezza, riaccendendo la corsa al sangue artificiale. I tentativi con sostanze sintetiche o emoglobina isolata si sono rivelati fallimentari, spesso con gravi effetti collaterali a livello renale e vascolare.

Esiste il rischio di infezioni

Oggi, una delle strategie più promettenti arriva dal Giappone: l’emoglobina umana viene incapsulata in vescicole lipidiche, eludendo le barriere immunitarie. Tuttavia, poiché si utilizza sangue umano come fonte, il rischio infettivo non è azzerato. Il biologo Ash Toye dell’università di Bristol sottolinea come il passo successivo sarà produrre emoglobina in batteri.

Parallelamente, alcuni laboratori tentano di replicare globuli rossi autentici partendo da cellule staminali o linee cellulari immortali. Questo approccio, già realizzato nel 2011 da un’équipe francese guidata dal prof. Luc Douay, ha dimostrato la fattibilità tecnica ma sconta ancora costi elevatissimi e difficoltà di maturazione cellulare.

Costi proibitivi, benefici incerti

Produrre una singola sacca di sangue artificiale costa oggi migliaia di euro, a fronte dei circa 250 euro per una da donazione. Inoltre, la modifica genetica necessaria per rendere universali i globuli sintetici solleva interrogativi etici.

L’uso su vasta scala appare ancora lontano. I potenziali benefici sono limitati a pazienti con gruppi sanguigni rarissimi o in contesti estremi come una pandemia globale. La ricerca sulle piastrine, più difficili da conservare, sembra oggi più promettente, come dimostrano i progressi ottenuti dall’università di Kyoto nella loro produzione in biorattori.

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