(El Mundo) L’ultimo Slam con giudici di linea sfida l’era digitale. Tra errori umani, romanticismo e AI, il futuro dell’arbitraggio divide il tennis.
Domenica scorsa, sul centrale del Roland Garros, il pubblico ha assistito a una scena sempre più rara nel tennis moderno: un giudice di linea grida “Out!”, l’arbitro scende dalla sedia, controlla il segno della pallina sulla terra battuta e cambia la decisione. Il protagonista? Novak Djokovic, alla sua ennesima apparizione parigina. Il suo avversario, Mackenzie McDonald, protesta. Il pubblico osserva, quasi distratto, perché scene del genere sembrano parte del paesaggio al Bois de Boulogne. Ma attenzione: potrebbero non esserlo ancora a lungo.

18 telecamere
Il Roland Garros è l’ultimo dei tornei dello Slam a conservare i giudici di linea, rifiutando (per ora) la tecnologia ELC Live, l’evoluzione dell’Occhio di Falco. Un sistema con 18 telecamere ad alta precisione e intelligenza artificiale che in un decimo di secondo ricostruisce la traiettoria della palla e determina, senza esitazioni umane, se sia dentro o fuori. Gli altri tre Slam si sono già convertiti: US Open e Australian Open nel 2020, Wimbledon lo farà quest’anno. La “Gallia” del tennis resta sola nella sua resistenza.
Il dibattito divide. Djokovic si è detto favorevole alla tecnologia: “È più precisa, fa risparmiare tempo.” Ma altri, come il francese Ugo Humbert, sollevano dubbi sulla sua affidabilità sulla terra battuta: “I segni sulla clay sono visibili, il sistema non è perfetto”.

La foto di Zverev
Sull’argilla, la palla lascia tracce evidenti, ma anche irregolari. Fattori come umidità, densità del terreno e la frequenza con cui il campo viene spazzato influiscono sull’esito. Alexander Zverev ne sa qualcosa: al Mutua Madrid Open, durante un match contro Davidovich Fokina, ha contestato un punto assegnato dal sistema. Ha scattato una foto del segno con il cellulare e l’ha pubblicata su Instagram per dimostrare l’errore. L’ATP ha ammesso che il sistema ha un margine d’errore di un millimetro, confermando i limiti della tecnologia anche dopo 486 partite e oltre 75.000 punti arbitrati quest’anno sulla terra.

Non si tratta solo di precisione, ma anche di persone. Al Roland Garros lavorano 320 giudici di linea, per lo più francesi. Con l’eliminazione delle linee, molti di loro perderebbero il lavoro e il sistema di formazione degli arbitri rischierebbe di indebolirsi: senza l’esperienza come giudice di linea, sarà difficile formare buoni arbitri di sedia.