(New York Times) L’isola siciliana ha una bellezza selvaggia, dove mare, pietra e tonno raccontano una storia millenaria.
A pochi chilometri dalla costa occidentale della Sicilia, Favignana è una piccola isola a forma di farfalla che custodisce un fascino unico fatto di acque cristalline, cave di pietra e una tradizione millenaria legata al tonno. Un paradiso che resta poco conosciuto ai turisti stranieri, ma amato dagli italiani per la sua autenticità e la bellezza selvaggia.
Favignana, principale isola dell’arcipelago delle Egadi insieme a Levanzo e Marettimo, è un luogo dove la natura incontra la storia. Sotto il sole estivo, le scogliere scolpite sembrano un’opera d’arte realizzata da giganti armati di scalpello. Qui, le vecchie cave di calcarenite – una pietra bianca locale chiamata “tufo” – hanno dato vita nei secoli a un paesaggio suggestivo: grotte, colonne e scalinate che sembrano sospese tra mare e cielo. Alcune di queste cavità oggi ospitano giardini botanici come il “Giardino dell’Impossibile”, dove oltre 500 specie vegetali provenienti da tutto il mondo convivono tra le pareti rocciose incise dai segni degli antichi picconi.


Il mare è il vero protagonista
Calette nascoste, scogliere scoscese e fondali ricoperti di praterie di posidonia rendono ogni nuotata un’avventura. La costa è in gran parte rocciosa, con pochi tratti sabbiosi, ma è proprio questa conformazione a offrire gli scenari più spettacolari. A Calamoni, sul lato sud, si nuota sopra distese di posidonia che ondeggiano come campi mossi dal vento. Nella baia di Cala Rotonda, quasi completamente chiusa da pareti frastagliate, ci si immerge in acque fresche e limpide, esplorando grotte dove la roccia riflette bagliori verdi e viola.
Favignana è perfetta per essere scoperta in bicicletta: pedali tra cactus, olivi e muri di pietra, accompagnato solo dal vento e dal verso dei gabbiani. Nei vicoli del centro, invece, si respira un’atmosfera vivace ma mai invadente, tra ristorantini, noleggi di bici e case basse costruite con il tufo locale.

La storia parla del tonno
La storia dell’isola è strettamente legata al tonno. La famiglia Florio, imprenditori siciliani, acquistò le Egadi nel 1874 e rivoluzionò la conservazione del tonno, inscatolandolo in olio per l’esportazione. La loro tonnara, un enorme stabilimento con alte ciminiere di mattoni rossi, fu per decenni il più grande del Mediterraneo. Oggi è diventata un museo che racconta la mattanza, la tradizionale pesca del tonno che si concludeva con un rito cruento e spettacolare, interrotto definitivamente nel 2007.
Il tonno resta però protagonista in cucina: dal filetto scottato con pesto di pistacchi, alle polpette in salsa rossa, fino alla salsiccia e al kebab di tonno servito in un soffice panino siciliano. Ogni piatto racchiude i sapori intensi dell’isola e la memoria di un mestiere antico.