(Sunday Times) Nonostante il successo delle birre analcoliche, il vino senza alcol continua a deludere. E ci si interroga sul perché l’industria non riesca a produrre un’alternativa di qualità.
In un’era in cui la birra a zero gradi di alcol sta conquistando il palato dei consumatori, il vino analcolico continua a rappresentare una sfida, quasi un enigma, per l’industria e per chiunque osi assaggiarlo. È quanto emerge da un’analisi pungente di alcuni critici che si interrogano sul perché, nonostante i progressi nel settore delle bevande analcoliche, il vino senza alcol rimanga “terribile”.
L’esperienza di chi ha optato per una bottiglia di vino analcolico in occasione di una cena si è spesso si è scontrata con una realtà amara nonostante un’aspettativa, seppur moderata, di una bevanda gradevole. Il “vino” spesso appare un liquido privo di corpo, consistenza e complessità aromatica che ci si aspetta da un buon vino. Nonostante che si possa trattare, ad esempio, di un “Rosso Bordeaux” che mancava di peso e di una trama sensoriale appagante, mortificando quello che avrebbe dovuto essere un momento di piacere.

La birra funziona
Il contrasto con il successo delle birre analcoliche è stridente e mette in luce una lacuna significativa nell’innovazione vinicola. Mentre marchi come Lucky Saint e Guinness 0.0 hanno dimostrato di poter produrre birre a basso contenuto o prive di alcol che mantengono un profilo gustativo appagante e si sono affermati sul mercato, il settore vinicolo sembra ancora faticare a raggiungere un livello simile di qualità e accettazione. I birrifici, si osserva, stanno creando alternative “deliziose, impressionanti e credibili”, rendendo le birre analcoliche una scelta valida e desiderabile.

Il problema costi
La domanda che emerge con forza da questa analisi è cruciale: perché è così arduo produrre un vino analcolico decente? Se l’industria della birra è riuscita a innovare e a offrire prodotti di alta qualità che soddisfano i consumatori che cercano opzioni senza alcol, il mondo del vino sembra essere rimasto indietro, incapace di replicare la complessità e il piacere sensoriale del vino tradizionale senza l’elemento alcolico. La tecnologia e la ricerca hanno permesso di mantenere la struttura e il gusto nella birra analcolica, ma nel vino, il processo di de-alcolizzazione spesso spoglia il prodotto delle sue caratteristiche essenziali, lasciando un’ombra pallida dell’originale.
In sintesi, mentre il “movimento zero per cento” guadagna terreno nel settore delle bevande, i produttori di vino analcolico sono ancora alla ricerca della loro formula magica. La speranza è che, ispirati dal successo dei loro omologhi birrai, possano un giorno offrire ai consumatori un vino analcolico che sia non solo bevibile, ma anche degno di essere celebrato. Fino ad allora, per molti, il vino analcolico rimarrà un capitolo “terribile” nella storia dell’enologia moderna.