(Aujourd’hui) L’app sta rivoluzionando il modo di intendere il viaggio, trasformandolo da esperienza personale in narrazione digitale condivisa.
Non basta più viaggiare: bisogna raccontarlo. È questa la filosofia che guida milioni di giovani esploratori del XXI secolo, sempre con lo smartphone in mano e un occhio sulle visualizzazioni. A fare da colonna sonora a queste avventure è Polarsteps, un’app utilizzata da oltre 15 milioni di persone in tutto il mondo, funziona come un diario di bordo automatico. Collegandosi ai dati del GPS e alle foto del telefono, ricostruisce in tempo reale il percorso del viaggiatore su un globo virtuale. Ogni tappa, ogni spostamento, ogni pausa diventa un punto geolocalizzato, pronto per essere commentato, arricchito con immagini e condiviso con amici, familiari o con una community globale.
Per molti, è un modo per far sentire vicini i propri cari mentre si è lontani. Per altri, è uno strumento di pianificazione: con mesi di anticipo, si studiano itinerari, si segnano tappe e si coordinano spostamenti, spesso incrociando informazioni con altre piattaforme come Komoot o Instagram. Il viaggio, un tempo lasciato al caso o alla guida cartacea, oggi è progettato con la precisione di un progetto di lavoro.

Iperconnessione
Ma questa iperconnessione ha un rovescio della medaglia. Il viaggio, che dovrebbe essere libertà, si trasforma spesso in performance. La necessità di documentare ogni momento — un tramonto, un pasto, un tuffo in un lago — rischia di sovrastare il piacere del vivere l’esperienza. Allo stesso tempo, l’app è diventata un potente strumento di ispirazione. Così come un tempo si sfogliavano i forum dei viaggiatori o le pagine del Guide du Routard, oggi si esplorano i percorsi altrui per trovare la migliore caffetteria a Kyoto o il sentiero più suggestivo tra i Balcani. È un mondo di scambio, ma anche di ostentazione: mostrare di aver visitato un luogo remoto, di aver percorso migliaia di chilometri in bici o di aver dormito in un van in mezzo alla natura diventa un segno di status.

Tutti vogliono condividere
Per alcuni, però, il viaggio resta un’esperienza intima. Alcuni utenti si impongono “pause digitali”, limitando l’uso dello schermo a pochi minuti al giorno. Altri condividono la posizione solo per ragioni di sicurezza, soprattutto quando si viaggia da soli in zone remote.
Alla fine, Polarsteps riflette una generazione cresciuta con la condivisione come valore fondante. Il viaggio non è più solo un modo di scoprire il mondo, ma anche di raccontare se stessi. E mentre il confine tra autenticità e messa in scena si fa sempre più sottile, resta una domanda: si può ancora andare in capo al mondo senza doverlo mostrare a tutti? Forse sì. Ma per molti, un viaggio senza traccia digitale è come se non fosse mai esistito.