Perché abbiamo bisogno di un drink

By Paolo Bonanni 8 Maggio 2025 #alcol

(The Economist) Un grande giornale economico celebra un inno all’ebbrezza ragionata in tempi di astinenza alcolica globale.

L’era della sobrietà avanza inesorabile. Il consumo globale di alcol è in declino, un fenomeno senza precedenti nella storia. La Gen Z, nata dopo la fine degli anni ’90, si distingue per il suo astensionismo: il 30% dei ventenni americani non ha toccato alcol nell’ultimo anno. Persino in Francia, simbolo della tradizione enogastronomica, i giovani professionisti rinunciano al tradizionale “pichet” di vino a pranzo.   

Le élite sembrano guidare questa tendenza. Tre degli ultimi quattro presidenti americani sono astemi (con l’eccezione di Barack Obama, amante del Martini). Nella Silicon Valley, la temperanza è diventata uno status symbol. Elon Musk definisce l’alcol una “droga del passato”. Le cene di lavoro si svolgono ormai a base di tè verde.   

Se da un lato l’individuo può trarre benefici personali dall’astinenza, come perdita di peso e miglioramento del sonno, l’Economist guarda al fenomeno con occhio critico, definendolo un’ideologia incoerente e dannosa per tre ragioni fondamentali.   

Innanzitutto, gli astemi sono “free-riders”. Per generazioni, il consumo di alcol ha sostenuto strutture sociali ed economiche. Chi non beve beneficia di queste strutture senza contribuire al loro mantenimento. Si pensi, ad esempio, al ruolo dell’alcol nell’animare gli eventi sociali o al settore della ristorazione, dove le bevande alcoliche garantiscono margini di profitto più elevati rispetto al cibo. In sostanza, i bevitori sovvenzionano i non bevitori.   

Astinenza uguale solitudine

In secondo luogo, l’astinenza favorisce la solitudine. L’alcol ha da sempre svolto una funzione sociale, aiutando le persone a rilassarsi e a creare legami. Uno studio del 2012 pubblicato su “Psychological Science” ha dimostrato che l’alcol aumenta la socializzazione. La frequentazione dei pub, secondo una ricerca dell’Università di Oxford, migliora il senso di appartenenza alla comunità e aumenta la soddisfazione personale. Non è azzardato affermare che l’alcol abbia avuto un ruolo evolutivo nel promuovere le relazioni umane.   

Non a caso, i giovani che rifuggono dall’alcol tendono a essere più soli. Gli americani tra i 15 e i 24 anni trascorrono un terzo del tempo in meno socializzando rispetto all’inizio degli anni 2000. La solitudine adolescenziale è in aumento a livello globale e la difficoltà a rilassarsi rende più complicato trovare un partner.   

Astinenza uguale meno idee

Infine, l’alcol è un alleato dell’innovazione. Il mondo contemporaneo sembra assistere a un rallentamento delle scoperte rivoluzionarie. Hollywood si nutre di remake e sequel, mentre l’industria musicale fatica a produrre innovazioni sonore significative. Uno studio del 2020 condotto dall’Università di Stanford ha concluso che le nuove idee sono “più difficili da trovare”. La crescita della produttività è stagnante e qualcosa nel modo in cui le società occidentali generano nuove idee sembra essersi inceppato.   

Se nel breve termine l’astensione favorisce l’efficienza lavorativa, nel lungo periodo il quadro cambia. L’alcol, pur con i suoi eccessi e le sue contraddizioni, ha da secoli ispirato artisti e pensatori, da Eschilo a Coleridge a Dickens. Gli anni ’60, caratterizzati da una straordinaria crescita della produttività, erano anche un’epoca di diffuso alcolismo. Nessun’altra sostanza ha svolto un ruolo così costante nell’innovazione umana. L’ebbrezza può favorire “incidenti” di intuizione, permettendo alle menti di divagare e di compiere salti creativi.

Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com