Parkinson: dopamina direttamente nel cervello

(Le Figaro) Un team di ricercatori francesi ha sviluppato un innovativo trattamento per la malattia di Parkinson che prevede l’iniezione diretta di dopamina nel cervello dei pazienti.

La ricerca è stata condotta da scienziati di Lille. Lo studio si basa su una scoperta degli anni ’50 del neurologo Arvid Carlsson, premio Nobel nel 2000, che individuò il ruolo centrale della dopamina nei movimenti volontari. Nei pazienti con Parkinson, i neuroni che producono questa sostanza si deteriorano progressivamente, causando sintomi come lentezza nei movimenti, rigidità muscolare e tremori.

Attualmente, la malattia viene trattata con la levodopa, un precursore della dopamina che attraversa la barriera emato-encefalica e viene trasformato nel neurotrasmettitore mancante. Tuttavia, questo approccio ha limiti significativi: con il tempo, l’efficacia si riduce e i pazienti soffrono di forti fluttuazioni motorie e discinesie (movimenti involontari).

Direttamente nel cervello

Per superare questi ostacoli, i ricercatori hanno sviluppato un sistema che inietta dopamina pura direttamente in un’area specifica del cervello tramite un catetere impiantato e una pompa regolata esternamente. Il dispositivo, simile a quello utilizzato per la somministrazione intratecale di farmaci, permette di bypassare la barriera emato-encefalica e garantire un rilascio continuo della dopamina senza le fluttuazioni tipiche della levodopa.

I primi test clinici su 12 pazienti hanno dato esiti incoraggianti: il trattamento ha migliorato la qualità della vita e ridotto le discinesie, confermando la validità dell’approccio. L’infusione continua della dopamina consente una gestione più stabile dei sintomi rispetto ai farmaci orali, che hanno un’emivita breve e causano picchi e cali improvvisi nei livelli del neurotrasmettitore.

Sfide e prospettive future

Sebbene i risultati siano promettenti, la procedura non è priva di rischi. Tre pazienti hanno sviluppato infezioni legate all’impianto del catetere, di cui una particolarmente grave, che ha richiesto l’interruzione del trattamento. Tuttavia, gli esperti sono fiduciosi che miglioramenti tecnici possano ridurre questi problemi.

Un altro punto cruciale è la necessità di ricaricare regolarmente la pompa con la dopamina, un processo che richiede supervisione medica. I ricercatori stanno lavorando per rendere il sistema più autonomo e meno invasivo.

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