“Mickey 17” marginalità economica nello spazio

(Le Devoir) Bong Joon-ho, il regista sudcoreano torna sul grande schermo con “Mickey 17”, atteso per il 6 marzo. Una storia che ha come filo conduttore il tema delle disuguaglianze economiche e delle classi sociali.

Dopo il trionfo di “Parasite” nel 2019, che gli valse la Palma d’oro a Cannes e quattro Oscar, Bong conferma ancora una volta il suo interesse per le disuguaglianze economiche e le dinamiche di classe, temi che hanno caratterizzato la sua filmografia negli ultimi 25 anni. Con soli otto film all’attivo, il maestro coreano ha costruito una carriera rigorosa, mescolando generi e stili senza mai perdere di vista il suo sguardo critico sulla società.

“Mickey 17”, il suo ultimo lavoro, è un’opera di fantascienza che racconta la storia di un uomo economicamente disperato che accetta di diventare un “clone usa e getta” in una colonia spaziale. Ancora una volta, Bong esplora le conseguenze della povertà e dello sfruttamento, confermando il suo impegno nel raccontare storie di emarginazione e ingiustizia sociale.Dopo il trionfo di “Parasite” nel 2019, che gli valse la Palma d’oro a Cannes e quattro Oscar, Bong conferma ancora una volta il suo interesse per le disuguaglianze economiche e le dinamiche di classe, temi che hanno caratterizzato la sua filmografia negli ultimi 25 anni. Con soli otto film all’attivo, il maestro coreano ha costruito una carriera rigorosa, mescolando generi e stili senza mai perdere di vista il suo sguardo critico sulla società.

“Mickey 17”, il suo ultimo lavoro, è un’opera di fantascienza che racconta la storia di un uomo economicamente disperato che accetta di diventare un “clone usa e getta” in una colonia spaziale. Ancora una volta, Bong esplora le conseguenze della povertà e dello sfruttamento, confermando il suo impegno nel raccontare storie di emarginazione e ingiustizia sociale.

Una filmografia eclettica e coerente

Bong Joon-ho ha sempre dimostrato una straordinaria capacità di muoversi tra generi diversi, dal dramma poliziesco alla fantascienza, passando per la commedia nera. Il suo esordio, “Barking Dogs Never Bite” (2000), è una commedia grottesca che segue le vicende di un insegnante disoccupato ossessionato dai cani dei vicini. Già qui emergono i temi della frustrazione e della lotta per la sopravvivenza in una società competitiva. Con “Memories of Murder” (2003), basato su fatti realmente accaduti, Bong si cimenta nel poliziesco, ma non manca di inserire una critica sottile alle disparità tra le classi sociali.

Fantascienza e critica sociale

Nel 2006, con “The Host”, Bong affronta il genere del “mostro movie”, ma anche in questo caso la trama ruota attorno a una famiglia di umili origini che lotta contro un sistema corrotto e indifferente. Del 2009 è Mother (2009), un dramma intenso in cui una donna è disposta a tutto per scagionare il figlio accusato di omicidi. “Snowpiercer” (2013), invece, è un’opera di fantascienza distopica in cui i poveri, relegati nella coda di un treno post-apocalittico, si ribellano contro le élite privilegiate.

Il trionfo di “Parasite”

“Parasite” (2019) rappresenta forse il culmine della carriera di Bong Joon-ho. Il film, una satira feroce sulle disuguaglianze di classe, ha conquistato il mondo intero, diventando il primo film in lingua non inglese a vincere l’Oscar come miglior film raccontando con ironia e drammaticità le tensioni tra ricchi e poveri.

Prima di Parasite, nel 2017, Bong aveva diretto Okja, una storia che mescola fantascienza e critica al capitalismo, in cui una ragazza cerca di salvare un maiale geneticamente modificato dalle grinfie di una multinazionale.

Il futuro con “Mickey 17”

Con “Mickey 17”, Bong Joon-ho torna a esplorare il tema della marginalità economica, questa volta in un contesto spaziale. Il protagonista, costretto a diventare un clone sacrificabile, rappresenta l’ultima incarnazione di quei “personaggi marginali” che il regista ha sempre trattato con empatia e profondità.

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