(The Atlantic) Il mheibes, antico gioco iracheno, sfida i partecipanti a scoprire un anello nascosto leggendo i micro-segnali dell’avversario, in una intensa battaglia di astuzia e intuizione.
Baghdad, quattro del mattino. L’aria fresca avvolge lo stadio, ma il sudore imperla ancora la fronte di Qaid Al-Sheikhli. Da quasi sei ore, il suo destino e quello della sua squadra, Al-Sa’doun, si giocano nelle intense semifinali del mheibes, uno dei giochi più mentalmente estenuanti del mondo. La sua squadra è in svantaggio di dieci punti, e il tempo stringe.
A un primo ascolto, le regole del mheibes sembrano incredibilmente semplici, quasi impossibili. Di fronte ad Al-Sheikhli, 45 uomini allineati in tre file, i pugni serrati. Uno di loro nasconde un anello d’argento in una delle mani. La missione di Al-Sheikhli: scoprire quale uomo detiene l’anello, e in quale mano, esaminando solo il suo viso e il suo linguaggio corporeo. L’altra squadra ha cinque minuti per decifrare il mistero.

Una battaglia di astuzia
Il mheibes non è un gioco di forza fisica, ma una battaglia di astuzia, concentrazione e percezione sottile. Ogni giocatore nella squadra che nasconde l’anello tenta di ingannare l’avversario, mantenendo una facciata impassibile o adottando micro-espressioni e gesti che possano sviare l’attenzione. Dall’altra parte, il “cercatore” deve leggere ogni minimo segnale: un battito di ciglia troppo rapido, una tensione nella mascella, un’ombra di nervosismo negli occhi. È una danza psicologica, un duello di volontà e intuizione.
Questo antico gioco tradizionale iracheno, spesso descritto come “spietato” , richiede una straordinaria “forza mentale”. Non è un semplice passatempo, ma una pratica profondamente radicata nella cultura irachena, che mette alla prova l’acume e la capacità di osservazione dei partecipanti. In un paese segnato da decenni di conflitti, il mheibes offre un’evasione, un campo di battaglia dove la strategia e l’intelligenza possono trionfare, lontano dalla brutalità della guerra reale.

I “signori iracheni dell’anello”
La scena è vivida: il sudore che cola, la tensione palpabile, l’orologio che inesorabilmente segna il tempo. È una testimonianza della passione e dell’impegno che questi “signori iracheni dell’anello” dedicano a un gioco che trascende la semplice competizione, diventando un’espressione di identità culturale e resilienza.
Il mheibes non è solo un divertimento; è una scuola di vita, dove si affina la capacità di leggere le persone, di interpretare i segnali non verbali e di mantenere la calma sotto pressione. Qualità preziose non solo sul campo da gioco, ma anche nella vita di tutti i giorni.