(La Vanguardia) Nel libro “Libertà” edito da Rizzoli a tre anni dal suo addio al potere, Angela Merkel torna sotto i riflettori con un libro di memorie, un chiaroscuro di un’eredità storica.
L’ex cancelliere tedesco, che ha governato per 16 anni con una popolarità straordinaria, nel suo libro tradotto in 30 lingue mira a difendere il lascito della sua leadership e a offrire la sua visione su eventi e protagonisti che hanno segnato la politica globale degli ultimi due decenni. Merkel ha lasciato il governo l’8 dicembre 2021, forte di un consenso superiore al 70% e un’aura da “grande statista”. La sua guida calma e pragmatica aveva assicurato stabilità alla Germania e un ruolo di primo piano in Europa, tanto che la stampa internazionale parlava già di una “era Merkel”.
Tuttavia, la sua reputazione ha subito un colpo dopo l’invasione russa dell’Ucraina, avvenuta solo pochi mesi dopo il suo ritiro. Durante il suo mandato, Merkel è stata protagonista in crisi cruciali: dalla gestione dell’eurozona nel 2008 alla crisi dei rifugiati del 2015, fino alla pandemia di Covid-19 nel 2020. Ma la sua politica di dialogo e interscambio con Vladimir Putin, basata sul principio del Wandel durch Handel (cambiamento attraverso il commercio), viene oggi criticata come troppo permissiva, soprattutto alla luce delle aggressioni russe verso l’Ucraina già dal 2014.

Nord Stream e la “continuità obbligata”
Uno dei temi più controversi del suo operato riguarda il gasdotto Nord Stream, simbolo della dipendenza energetica dalla Russia. Merkel lo difese fino alla fine, invocando il dovere di continuità rispetto alle scelte del suo predecessore, Gerhard Schröder. Oggi, in un contesto geopolitico mutato, questa decisione è vista come un errore strategico. A ciò si aggiungono le critiche per il mancato investimento nella digitalizzazione e nelle infrastrutture, fattori che ora frenano l’economia tedesca.

Un viaggio tra i grandi della storia recente
Le 812 pagine del libro offrono un ritratto intimo e analitico della scena politica mondiale, visto attraverso gli occhi di Merkel. Nei suoi anni al potere, ha lavorato con quattro presidenti statunitensi, da George W. Bush a Joe Biden, e quattro presidenti francesi, da Jacques Chirac a Emmanuel Macron. Tra i leader con cui ha avuto rapporti spiccano anche cinque premier britannici, otto italiani e tre spagnoli, oltre a Vladimir Putin, con cui ha avuto un rapporto tanto pragmatico quanto controverso.
Merkel si presenta come una leader sobria, riflessiva e dotata di un rigore scientifico derivato dalla sua formazione in fisica e chimica quantistica. Questo approccio le ha permesso di affrontare crisi globali con uno stile rassicurante per la cittadinanza tedesca, ma anche con una dose di pragmatismo che talvolta ha sfiorato l’ambiguità.

La crisi dei rifugiati: il momento più iconico
Il momento più emblematico del suo mandato resta l’estate del 2015, quando Merkel decise di aprire i confini tedeschi ai rifugiati provenienti da Siria, Iraq e Afghanistan, citando “ragioni umanitarie”. La sua decisione, che portò oltre un milione di richiedenti asilo in Germania, fu accompagnata dalla celebre frase “Wir schaffen das” (“Ce la faremo”), divenuta simbolo di speranza e solidarietà, ma anche oggetto di forti critiche interne e internazionali. Il libro arriva in un momento in cui l’eredità di Merkel appare ambivalente.
Da un lato, il suo ruolo di stabilizzatrice e promotrice dell’unità europea è innegabile; dall’altro, la sua gestione di alcuni dossier, come il rapporto con la Russia, il Nord Stream e la digitalizzazione, suscita dubbi. Attraverso le sue memorie, Merkel tenta di riaffermare il significato storico della sua leadership, offrendone una narrazione ponderata e personale.