(L’Express) La fotobiomodulazione promette di rivoluzionare la medicina, ma attenzione alle truffe. Ecco cosa c’è di vero e cosa è marketing.
Negli ultimi anni, la fotobiomodulazione (PBM) ha suscitato grande interesse nel mondo della ricerca medica, presentandosi come una tecnica innovativa capace di rigenerare le cellule e trattare una vasta gamma di malattie. Basata sull’uso di segnali luminosi, principalmente a onde rosse o infrarosse, la PBM si propone di stimolare i mitocondri – le centrali energetiche delle cellule – incrementando la produzione di ATP, migliorando la riduzione dello stress ossidativo e promuovendo la risposta infiammatoria controllata. Questi meccanismi, già dimostrati efficaci in ambiti come la cicatrizzazione e il sollievo dal dolore, aprono la strada a interventi terapeutici più ambiziosi contro patologie neurodegenerative come il Parkinson, Alzheimer, ictus e lesioni cerebrali.

Il potenziale della tecnologia è notevole
Attualmente, si contano oltre 400 studi in corso, di cui circa cinquanta nelle fasi più avanzate, e si stanno testando applicazioni che vanno dalla rigenerazione nervosa alla cura della pelle, dalla odontoiatria alla gestione degli effetti collaterali delle terapie oncologiche. La semplicità di produzione di dispositivi basati su LED o laser, insieme alla loro natura non invasiva, alimenta l’aspettativa di una rivoluzione medica, capace di rispondere alle esigenze di una popolazione invecchiante e sempre più bisognosa di soluzioni efficaci e meno pesanti.
Tuttavia, è necessario mantenere un approccio critico. Nonostante i risultati promettenti, la ricerca rimane ancora in fase preliminare per molte applicazioni, e le evidenze cliniche solide sono esigue. Nel frattempo, proliferano centri e operatori senza scrupoli che offrono trattamenti di “cura con la luce” senza alcuna base scientifica, vendendo false speranze e, talvolta, creando rischi per la salute. La diffusione di studi clinici poco affidabili o di pratiche commerciali ingannevoli rischia di alimentare un ginepraio di scoperte infondate e di casi di truffa.

Le applicazioni
L’uso terapeutico della PBM, anche detto terapia laser a basso livello, si fonda su principi rispettosi delle evidenze scientifiche: l’assorbimento dei fotoni nei mitocondri per aumentare l’energia cellulare, ridurre l’infiammazione e stimolare la rigenerazione. Applicazioni comprovate includono la cicatrizzazione di ferite, il sollievo dal dolore cronico, la cura di condizioni della pelle e la riabilitazione nervosa. Le modalità di applicazione sono variate: laser, LED, dispositivi intraorali, transcutanei e talvolta direttamente nel cervello attraverso tecniche invasive. Pur essendo generalmente sicura e non invasiva, la PBM può presentare effetti collaterali minori e la sua reale efficacia varia in relazione alle caratteristiche individuali e alla patologia trattata.

Nessuna guarigione miracolosa
Per il pubblico, la regola d’oro è affidarsi esclusivamente a professionisti qualificati e diffidare di promesse di guarigioni miracolose, spesso sponsorizzate da centri poco seri e imprese commerciali. La ricerca scientifica sulla PBM è in continua evoluzione, promettente ma ancora da consolidare. La speranza di una terapia luminoso-rigenerativa è concreta, ma va affrontata con rigore e consapevolezza, evitando facili illusioni o trappole del mercato. Solo così si potrà sfruttare tutto il potenziale della luce come strumento terapeutico, nel rispetto della scienza e della salute dei pazienti.