L’oscuro richiamo dei video macabri

(Le Figaro) Sempre più adolescenti guardano contenuti estremi in rete. Un fenomeno inquietante tra dipendenza, desensibilizzazione e business milionario.

Dimenticate il dark web: oggi i video più crudi, che mostrano esecuzioni, suicidi o omicidi, sono accessibili con una semplice ricerca su Google. È questa la nuova, allarmante realtà emersa da un’inchiesta pubblicata da Le Figaro, che svela un fenomeno diffuso, pervasivo e soprattutto sottovalutato: il consumo di contenuti macabri da parte degli adolescenti.

Il primo contatto con questi contenuti avviene spesso tra i 10 e i 12 anni. Nessun filtro, nessun controllo: su siti specializzati o canali social come Telegram e X (ex Twitter), è tutto disponibile. Uno dei principali siti del settore conta 10 milioni di visite al mese, con video che attirano milioni di visualizzazioni.

Dalla curiosità all’assuefazione

Il fenomeno si inserisce in una fase delicata dello sviluppo adolescenziale, in cui emergono interrogativi esistenziali legati alla morte. Il rischio è che da curiosità si passi all’assuefazione. Una desensibilizzazione alla violenza che, nel tempo, può generare disturbi psichici gravi. La sensibilità a queste immagini diminuisce e questo è il primo passo verso la dipendenza. Come per droghe e pornografia, il cervello rilascia segnali di piacere che spingono a cercare contenuti sempre più estremi.

I pericoli non sono solo mentali. In alcuni casi estremi, si può arrivare alla violenza reale. Un tragico esempio arriva dall’Inghilterra, dove un ragazzo di 17 anni, colpevole dell’omicidio di tre bambine, era ossessionato da genocidi e torture. Il suo storico di navigazione era pieno di video di guerra e atrocità.

Screenshot

C’è anche un business importante

Dietro lo schermo, intanto, si sviluppa un mercato redditizio. Alcuni amministratori di canali Telegram affermano di guadagnare fino a 5.000 euro al mese grazie ai post sponsorizzati da casinò online, trader e creatori di contenuti per adulti. La monetizzazione avviene tramite le interazioni generate da video estremi, sempre richiesti da un pubblico crescente.

Ma è legale tutto questo? La risposta  è ambigua. I contenuti violenti possono costituire reato solo in presenza di apologia del terrorismo o violazione della dignità umana. Resta l’urgenza di agire: in un mondo dove tutto è visibile, l’educazione digitale e l’attenzione degli adulti diventano armi fondamentali per proteggere i più vulnerabili.

Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com