La rivoluzione del vino senza annata

By Paolo Bonanni 6 Settembre 2025 #vino blended

(mynewsroom.it) L’Italia fa scuola con il blend anti-crisi abbandonando il culto del vintage mentre il cambiamento climatico sconvolge le vendemmie con eventi estremi.

Mentre il pianeta si riscalda e le stagioni perdono il loro ritmo tradizionale, anche il mondo del vino, custode di secolari tradizioni, è costretto a reinventarsi. Il vintage, da sempre simbolo di prestigio ed espressione dell’annata specifica di raccolta dell’uva, sta perdendo il monopolio assoluto. In risposta agli eventi climatici estremi — ondate di calore, incendi, grandinate improvvise e gelate tardive — un numero crescente di produttori di qualità sta abbracciando una pratica fino a poco tempo fa considerata tabù per i vini fermi: il non-vintage, ovvero l’assemblaggio di uve raccolte in più annate.

Se nel mondo degli spumanti, soprattutto nello Champagne francese, il non-vintage è una tradizione consolidata — nata dalla necessità di compensare i rigori del clima settentrionale — per i vini fermi questa scelta è ancora vista con sospetto da molti appassionati. Tuttavia, di fronte a vendemmie sempre più imprevedibili, anche i grandi nomi del vino stanno cambiando strategia.

Incendi e annate variabili

In California, nella prestigiosa Napa Valley, Chris Howell, enologo della Cain Vineyard and Winery dal 1991, ha visto con i propri occhi l’intensificarsi delle ondate di calore, con temperature che sfiorano i 50°C. Nel 2017, gli incendi devastanti scoppiati durante la vendemmia lo hanno costretto a salvaguardare solo metà della produzione. Proprio grazie al suo Cain Cuvée, un rosso non-vintage già in produzione da tempo, è riuscito a salvare parte del raccolto mescolandolo con quello dell’annata successiva. “Anche senza incendi”, spiega, “le annate sono sempre più variabili. Mescolare due vendemmie aumenta le probabilità di ottenere lo stile desiderato”.

L’Italia fa scuola: un bianco non-vintage

Se in California si adatta, in Italia si innova. È qui, nella regione del Veneto, a nord di Verona, che Riccardo Pasqua, titolare dell’azienda familiare Pasqua Vigneti e Cantine, ha lanciato nel 2019 il primo vino bianco fermo italiano assemblato su più annate. Battezzato con ironia “Hey French, You Could Have Made This But You Didn’t”, il nome è un omaggio scherzoso alla storica rivalità enologica con la Francia.

Il vino nasce da un’idea precisa: esprimere al meglio il terroir di un singolo vigneto, liberandolo dalle fluttuazioni climatiche che possono rovinare una vendemmia con l’idea che il vino è come un libro: usare più annate significa aggiungere capitoli.

Oggi, grazie al cambiamento climatico, l’idea non sembra più così folle. In Italia, eventi estremi come gelate ad aprile, grandinate violente e siccità prolungate sono passati dall’eccezionalità alla normalità. E sempre più produttori stanno valutando o già adottando il modello non-vintage per garantire coerenza qualitativa e sostenibilità produttiva.

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