(Aujourd’hui) Con un fatturato da 17 miliardi e mezzo milione di dipendenti, Samsung non è solo un brand di smartphone: è il pilastro dell’economia sudcoreana. Ma scandali e tensioni interne minacciano il suo dominio.
Fondato nel 1938 come piccolo commercio di pesce essiccato, Samsung è oggi un conglomerato globale che influisce su ogni aspetto della vita in Corea del Sud, contribuendo a oltre il 20% del PIL nazionale. Con 500.000 dipendenti in tutto il mondo e un fatturato di 17 miliardi di euro solo nel 2023, Samsung Electronics, la filiale più nota, domina i mercati di smartphone (226,6 milioni di dispositivi venduti nel 2023), televisori ed elettrodomestici. Ma questa è solo la punta dell’iceberg.
Samsung opera in settori disparati: cantieri navali, assicurazioni, immobiliare, moda, armamenti e persino parchi divertimenti, come l’Everland, il più grande della Corea del Sud. Ha costruito grattacieli iconici come le Torri Petronas in Malesia e il Burj Khalifa a Dubai, mentre altre filiali sviluppano centrali nucleari o sistemi di comunicazione per lo sport. Una presenza capillare che riflette il ruolo di motore industriale e tecnologico del Paese.
In un Paese dove economia e potere sono inseparabili, Samsung incarna il miracolo e le contraddizioni della Corea del Sud: un gigante tecnologico che continua a crescere, ma il cui futuro dipenderà dalla capacità di bilanciare innovazione, equità e trasparenza.

Ascesa e legami con lo Stato
Nato sotto l’occupazione giapponese, il gruppo ha sfruttato il sostegno statale negli anni ’50-’60 per diversificarsi, entrando in banche, tessili e elettronica. Con la crescita, il rapporto con il governo si è invertito: oggi, i chaebol (conglomerati a controllo familiare) come Samsung detengono un potere tale che “se Samsung starnutisce, la Corea del Sud si ammala”. I legami con lo Stato sono strettissimi: il fondo pensioni nazionale KNPS è tra gli azionisti, e scandali come quello del CEO Lee Jae-yong – condannato per corruzione nel 2016 e poi graziato – mostrano l’intreccio tra affari e politica.

Sfide e contraddizioni
Nonostante il successo, Samsung affronta crisi interne. Nel 2023, 5.000 dipendenti hanno scioperato per salari più alti, un evento senza precedenti in un’azienda nota per metodi manageriali rigidi. Intanto, ingegneri specializzati in IA abbandonano il gruppo, attratti da concorrenti che offrono migliori condizioni di vita. La proposta di introdurre la settimana lavorativa di sei giorni ha ulteriormente alimentato il malcontento.
Lee Jae-yong, erede della dinastia fondatrice, è l’uomo più ricco del Paese nonostante gli scandali. La sua leadership, come quella del padre prima di lui, è stata preservata da amnistie statali, a dimostrazione di quanto lo Stato dipenda dai chaebol. Ma con il calo delle vendite di semiconduttori e tensioni sindacali, la “macchina Samsung” mostra segni di cedimento.