La moda soffoca il pianeta

(Financial Times) Il problema dei vestiti usati sta raggiungendo proporzioni catastrofiche, trasformando spiagge incontaminate in discariche di abiti e rendendo la vita impossibile a comunità già provate.

Dal Ghana all’India, passando per l’Indonesia, il mondo è inondato da un eccesso di vestiti che nessuno vuole più, con gravi conseguenze per l’ambiente, le economie locali e persino la sopravvivenza di specie animali. Ma c’è una speranza: nuove leggi, in particolare negli Stati Uniti e nell’Unione Europea, puntano a responsabilizzare i marchi di moda per l’intero ciclo di vita dei loro prodotti, un concetto noto come “responsabilità estesa del produttore” (EPR).

Dalle tartarughe alle t-shirt

In Ghana, le spiagge un tempo rifugio delle tartarughe marine che tornano a deporre le uova, sono ora cumuli di vestiti usati importati principalmente dall’Europa. Le tartarughe non riescono più a muoversi sulla sabbia, ostacolate da questa marea tessile. In India, i “raccoglitori di rifiuti”, che cercano materiali riciclabili nelle discariche, faticano a trovare il loro sostentamento, dovendo scavare tra strati di vestiti usati.

L’Indonesia, già colpita da disastri naturali, è diventata uno dei principali “terreni di scarico” della moda, con un eccesso di abiti usati che supera di gran lunga la domanda. La realtà è cruda: ci sono più vestiti nel mondo che persone per indossarli.

L’EPR: soluzione o palliativo?

Di fronte a questa emergenza, i governi stanno scommettendo sull’EPR. Il meccanismo è semplice: i marchi pagano una tassa per ogni prodotto venduto. Questi fondi vengono poi utilizzati per coprire i costi di raccolta, riciclo o riutilizzo dei capi usati. L’obiettivo è costringere i brand a rendersi conto delle conseguenze del loro operato, in particolare della “fast fashion” che promuove una produzione e un consumo eccessivi.

Tuttavia, il successo dell’EPR dipende da dettagli cruciali: come vengono definiti il riutilizzo e il riciclo (dato che il riciclo “textile-to-textile” non è ancora una realtà commerciale)? A quanto ammonta la tassa e sarà sufficiente a fare una reale differenza? E i fondi seguiranno i vestiti ovunque vadano, o rimarranno nel comune di raccolta?

Senza risposte chiare a queste domande, l’EPR rischia non solo di sprecare un’occasione, ma addirittura di peggiorare il problema, aumentando le quantità di vestiti spediti altrove.

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