(Bbc) In un duello all’ultimo sangue tra giocatore e portiere, vince chi sa essere meno prevedibile, sul campo e nella vita.
Nel cuore di ogni torneo di calcio, il rigore rappresenta il momento di massima tensione: uno scontro diretto tra tiratore e portiere, dove l’esito è spesso imprevedibile e la posta in gioco altissima. L’ultimo quarto di finale tra Inghilterra e Svezia agli Europei femminili 2025 ne è stato l’emblema: dopo i tempi regolamentari e supplementari, le squadre si sono giocate l’accesso alla semifinale dal dischetto, offrendo agli spettatori uno spettacolo mozzafiato.
Protagoniste della lotteria dei rigori sono state Jennifer Falk, portiere svedese, e Lucy Bronze, difensore inglese con una particolare passione per la matematica tramandata dalla madre insegnante. Falk, grazie alle sue doti e a una strategia studiata – persino annotata su una borraccia le abitudini delle rigoriste inglesi – ha neutralizzato tre tiri consecutivi.
Tuttavia, anche la Svezia ha avuto le sue difficoltà dal dischetto: tra parate di Hannah Hampton e errori delle tiratrici, la tensione è rimasta alle stelle fino all’ultimo tiro. Alla fine è stata proprio Bronze, scegliendo di calciare forte e centrale, a sorprendere la portiera svedese e a tenere vive le speranze dell’Inghilterra, che ha poi festeggiato la qualificazione dopo l’errore decisivo di Smilla Holmberg.

Successo e sconfitta
Si pone domanda intrigante: può la matematica aiutare a segnare un rigore? La risposta affonda le radici nella teoria dei giochi, una branca matematica che studia i comportamenti in situazioni competitive. Il rigore, nella sua essenza, è un “gioco a somma zero”: per vincere, il successo di uno implica la sconfitta dell’altro.
La strategia dominante, sia per il portiere che per il rigorista, sembrerebbe essere l’imprevedibilità, conosciuta in ambito matematico come “strategia mista”. In pratica, questa prevede che il tiratore scelga casualmente – tra sinistra, destra o centro – il lato su cui calciare; allo stesso modo, il portiere dovrebbe evitare schemi prevedibili nei propri movimenti.
Studi del 2002 sulle principali leghe europee dimostrano che i rigoristi, consci dell’importanza di non essere leggibili, alternano in modo apparentemente casuale le proprie scelte.

Nessun punto “magico”
La vera casualità è difficile da raggiungere: le preferenze o le abitudini possono emergere, come testimoniato dai dati annotati sulle borracce dei portieri, pronti a sfruttare qualsiasi pattern. Non esiste quindi un “punto magico” dove calciare sempre, poiché la prevedibilità porta a essere scoperti e neutralizzati dall’avversario più preparato.
Il principio della casualità strategica, nato dentro e fuori dai campi di calcio, trova applicazioni anche in altri sport d’élite: nel tennis, ad esempio, la scelta tra servizio centrale o esterno deve essere il meno scontata possibile per non offrire vantaggi all’avversario in risposta. Analisi su centinaia di migliaia di servizi mostrano come i professionisti sappiano “mescolare” le proprie scelte molto vicino all’ideale matematico.
In conclusione, il rigore perfetto non è un colpo di fortuna o di genio, ma il frutto di una raffinata strategia matematica che fa dell’imprevedibilità la sua arma principale.