La guerra su strada

(Aujourd’hui) L’inciviltà al volante è un fenomeno trasversale, con differenze culturali ma un denominatore comune: la guida si trasforma spesso in un terreno di scontro.

Per Jean-Pascal Assailly, autore di “Homo Automobilis ou l’Humanité routière”, l’aggressività degli automobilisti è legata principalmente allo stress causato dalla perdita di tempo e a un senso di anonimato che caratterizza la guida. Ma perché il comportamento al volante diventa spesso più aggressivo rispetto alla vita quotidiana?

Assailly spiega che, da cinquant’anni, i ricercatori si interrogano su questo fenomeno. L’ipotesi che le persone violente sulla strada lo siano anche nella vita quotidiana vale solo per due sottogruppi: i delinquenti, che hanno un rapporto alterato con le regole, e chi vive in condizioni di forte esclusione sociale, tendente a correre rischi in ogni ambito. Tuttavia, questi gruppi rappresentano solo poche centinaia di migliaia di individui. Per la maggior parte di loro, l’aggressività si manifesta esclusivamente sulla strada.

L’effetto anonimato e l’isolamento

Uno dei fattori chiave è l’anonimato. Le auto moderne isolano dal mondo esterno: musica, schermi e vetri oscurati creano una barriera che riduce la consapevolezza delle proprie azioni. Ci si permette comportamenti che non si avrebbero su un marciapiede”. Questo isolamento favorisce l’aggressività, poiché il conducente si sente meno osservato e quindi meno responsabile.

La congestione del traffico gioca un ruolo cruciale. Studi scientifici dimostrano che il traffico intenso genera frustrazione, che si trasforma rapidamente in aggressività. Questa dinamica si manifesta con clacson, insulti, alterchi e, a volte, episodi più gravi. L’ambiente stradale, dunque, non è solo uno sfondo ma un catalizzatore di comportamenti violenti.

Differenze di genere

L’aggressività al volante non colpisce uomini e donne allo stesso modo. Gli uomini, in generale, sono più inclini a comportamenti violenti sulla strada rispetto alle donne. Questa differenza riflette tendenze sociali più ampie, legate a come i generi vengono educati a gestire conflitti ed emozioni.

Un altro aspetto cruciale è il legame emotivo e identitario con l’auto. Assailly cita il sociologo Pierre Bourdieu, secondo cui l’auto è un simbolo di status sociale: “Quando qualcuno tocca la tua auto, è come se ti colpisse direttamente”. Questo spiega perché anche un piccolo graffio può scatenare reazioni sproporzionate.

I numeri dell’inciviltà al volante

Uno studio recente condotto in Francia da Ipsos per la Fondazione Vinci Autoroutes fotografa un fenomeno preoccupante: l’aggressività sulle strade è sempre più diffusa, con percentuali che rivelano abitudini pericolose e comportamenti incivili. Ecco i dati più significativi.

L’87% degli automobilisti francesi ammette di aver paura del comportamento aggressivo degli altri conducenti, segnale di un clima di tensione generalizzato. Ma non solo: molti sono anche protagonisti di atteggiamenti scorretti:

63% insulta regolarmente altri automobilisti.

54% suona il clacson in modo intempestivo quando si sente infastidito.

30% pratica il “tailgating”, ovvero si avvicina pericolosamente al veicolo che lo precede per provocazione.

13% scende addirittura dall’auto per affrontare verbalmente un altro conducente.

Il confronto europeo

L’indagine estesa ad altri Paesi europei mostra che la Francia non è sola in questa classifica poco invidiabile:

Insulti al volante: L’Italia è al secondo posto (58%) con la Francia al primo posto (63%), seguita dalla Grecia (57%).

Uso eccessivo del clacson: In testa c’è la Spagna (60%), poi Grecia (56%) e Francia (54%).

Tailgating: La Grecia domina con il 46%, mentre la Francia si attesta al 30%, superata anche da Svezia (34%) e Italia (33%).

Confronti fisici: Polonia e Italia guidano questa triste graduatoria (28%).

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