(La Vanguardia) Léa Salamé, nuova volto del tg serale di France 2, affronta accuse di conflitto d’interessi mentre il compagno Raphaël Glucksmann prepara una corsa all’Eliseo.
La Francia, patria di grandi storie d’amore e intrighi politici, si interroga su un nuovo dilemma: come conciliare la carriera giornalistica con l’ambizione presidenziale del proprio partner? Al centro del dibattito c’è Léa Salamé, stimata conduttrice radiofonica e televisiva, pronta a guidare il telegiornale serale di France 2, mentre il compagno, Raphaël Glucksmann, eurodeputato e cofondatore del movimento di sinistra Place Publique, sembra muovere i primi passi verso l’Eliseo per le elezioni del 2027.
Léa Salamé, 48 anni, figlia del diplomatico libanese Ghassan Salamé e della giornalista francese Dominique Hermann, ha costruito una carriera brillante tra radio (France Inter) e tv (France 2, Quotidien). Nota per il suo stile incisivo e le interviste senza sconti, è considerata una delle voci più autorevoli del giornalismo francese. Raphaël Glucksmann, 45 anni, filosofo e attivista, ha conquistato visibilità con le europee del 2019, posizionandosi come volto di una sinistra rinnovata. La loro relazione decennale è sempre stata pubblica, ma ora la possibile candidatura di lui riaccende il dibattuto su etica e conflitti d’interesse.

Il precedente e le reazioni
Già nel 2019, Salamé si era temporaneamente ritirata da France Inter durante la campagna elettorale di Glucksmann, per evitare critiche. Oggi, la sfida è più complessa: presentare il tg nazionale mentre il partner sogna la presidenza. Intervistata da La Tribune Dimanche, Salamé ha minimizzato: “Da Macron a Le Pen, nessuno mi ha mai ridotta al ruolo di ‘compagna di’… I tempi sono cambiati”. Glucksmann, dal canto suo, evita di interferire: “Lei è lei, io sono io”.
La Francia ha già vissuto casi analoghi: Audrey Pulvar (ex I-Télé) lasciò il giornalismo quando il compagno Arnaud Montebourg entrò in politica, Marie Drucker abbandonò Soir 3 dopo la relazione con il ministro François Baroin e soprattutto Anne Sinclair, icona del giornalismo, sospese la carriera negli anni ’90 per le attività del marito Dominique Strauss-Kahn. Più recentemente, nel 2024, Ivanne Trippenbach, caporedattrice politica di Le Monde, fu costretta a cambiare ruolo dopo la nomina del compagno Rayan Nezzar a capo dell’azione pubblica sotto il premier Attal.

Il nodo dell’imparzialità
Se Glucksmann si candiderà, Salamé promette di “metterlo in secondo piano”. Ma il pubblico si fiderà? Il direttore di France 2, François Beaudonnet, ha assicurato che “vigileremo sull’equilibrio delle notizie”, mentre l’Ordine dei Giornalisti ricorda che “l’indipendenza è un dovere, non un’opzione”.
Intanto, sui social infuria la polemica: c’è chi applaude la coppia come simbolo di modernità e chi grida al “rischio di manipolazione”. Una cosa è certa: in Francia, dove politica e media sono spesso intrecciati ci si interroga: si può essere giornalista e amare un futuro presidente?