Intossicarsi in viaggio

(New York Times) Dai resort di lusso alle avventure fuori pista, il rischio cibo contaminato è ovunque. Ecco i consigli degli esperti per viaggiare in sicurezza.

Diversi casi recenti hanno riacceso i riflettori sui rischi legati al cibo contaminato in viaggio. Sebbene le cause precise siano in corso di verifica, entrambi i casi sono associati a disturbi gastrointestinali post-pasto. Il problema è globale: ogni anno, solo negli USA, si registrano migliaia di intossicazioni alimentari, spesso dovute a carne cruda, pesce, uova non pastorizzate o acqua non sicura.

I viaggiatori sono più esposti perché “in viaggio, perdiamo il controllo su come il cibo viene preparato”, spiega il dottor Adam Ratner, specialista in malattie infettive pediatriche alla NYU. Nei Paesi con scarsa igiene idrica, il rischio aumenta, ma anche i resort a 5 stelle non sono immuni.

Le principali cause

Buffet con cibi lasciati a temperatura ambiente.

Ghiaccio fatto con acqua contaminata (il congelamento non uccide i batteri).

Frutta e verdura cruda lavata con acqua non potabile.

Gruppi vulnerabili: bambini, anziani, donne incinte e immunodepressi sono più a rischio di disidratazione, la complicanza più pericolosa.

Riconoscere un’intossicazione alimentare

Sintomi comuni: diarrea, vomito, febbre, crampi addominali.

Tempi variabili: da 2 ore (tossine batteriche) a 24 ore (virus, parassiti).

Allarme rosso: sangue nelle feci, disidratazione estrema, confusione.

Attenzione alle salmonelle: in rari casi, possono causare sepsi.

Prevenzione: cosa evitare e cosa portare

Cibi a rischio: frutti di mare crudi (es. ceviche), carni poco cotte e salsa fresche, latte non pastorizzato.

Strategie

Privilegiare cibi cotti e serviti bollenti.

Evitare buffet con piatti tiepidi.

Bere solo acqua in bottiglia sigillata.

Kit di sopravvivenza

Soluzioni reidratanti (zucchero + sali minerali).

Antibiotici (se prescritti, da usare con cautela).

Numero di emergenza locale e assicurazione sanitaria.

Cosa fare se scoppia l’emergenza

Idratarsi: acqua pulita, tè, brodo o bevande isotoniche.

Monitorare i sintomi: se peggiorano in 12-24 ore, cercare un medico.

Per i bambini: agire subito, la disidratazione è rapida.

Se il resort minimizza, raggiungere un ospedale.

Immunizzarsi contro l’epatite A, virus comune nei Paesi con igiene precaria. Controllare i richiami, soprattutto per gli adolescenti.

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