(Bbc) L’industria informatica indiana, fiore all’occhiello dell’economia del Paese, sta attraversando una fase di profonda trasformazione che mette in discussione il sogno della classe media emergente.
Tata Consultancy Services (TCS), colosso del software con sede a Mumbai e maggiore datore di lavoro privato dell’India, ha annunciato il taglio di oltre 12.000 posti di lavoro, pari al 2% della sua forza lavoro. L’azienda, che impiega più di mezzo milione di lavoratori IT, rappresenta un termometro dell’intero settore informatico indiano, valutato 283 miliardi di dollari.
La decisione, giustificata dalla necessità di rendere l’azienda “pronta per il futuro”, riflette una trasformazione epocale: l’intelligenza artificiale sta ridefinendo un modello di business che per decenni si è basato su manodopera qualificata a basso costo per fornire servizi software ai clienti globali.
Mentre l’AI generativa aumenta rapidamente la produttività, le aziende sono costrette a ripensare la struttura della forza lavoro, privilegiando ruoli che complementino le capacità dell’intelligenza artificiale.

L’effetto domino sull’economia
I numeri sono eloquenti: secondo Nasscom, l’associazione di categoria, l’India avrà bisogno di professionisti qualificati in AI entro il 2026, ma attualmente meno del 20% dei lavoratori IT del paese possiede competenze in questo campo.
Le ripercussioni si stanno già facendo sentire nelle città simbolo del boom tecnologico indiano come Bangalore, Hyderabad e Pune. Lo scorso anno circa 50.000 persone del settore hanno perso il lavoro, con un netto calo nelle assunzioni delle sei principali aziende IT del paese.
Il fenomeno non si limita alle dinamiche interne: la domanda di servizi IT dagli Stati Uniti – che rappresenta metà dei ricavi per le major indiane del software – è stata penalizzata dalle politiche tariffarie di Donald Trump, spingendo le aziende americane a negoziare costi più bassi.

Molti posti di lavoro a rischio
Fino a pochi anni fa, le grandi aziende IT indiane assorbivano 600.000 neolaureati ogni anno. Negli ultimi due anni questa cifra è crollata drammaticamente a circa 150.000. Il 20-25% dei neolaureati potrebbe rimanere senza lavoro. Una prospettiva che preoccupa gli esperti: senza un settore manifatturiero forte, le aziende software erano diventate l’opzione lavorativa preferita per centinaia di migliaia di giovani, dando vita a una nuova classe media benestante. Il 40-50% dei lavori impiegatizi che esistono oggi potrebbero cessare di esistere, significando la fine della classe media e della storia dei consumi.