In Giappone la vacanza è un disonore


(Courrier international) In Giappone, il diritto alle vacanze sta lentamente guadagnando terreno grazie a iniziative che cercano di superare il senso di colpa dei lavoratori nel prendersi lunghi periodi di riposo. 


Lavorare, lavorare, lavorare


Sino a pochi anni fa in Giappone prendersi le ferie era un fatto davvero mal visto. Ma qualcosa sta cambiando: un esempio significativo è quello di Hiroto Morooka, fondatore della start-up Kaminashi, che ha scelto di prendersi quattro settimane di vacanza per viaggiare in Europa. Dopo sette anni di intensa dedizione al lavoro, Morooka ha deciso di staccare completamente, lasciando persino il laptop aziendale in Giappone. Al suo ritorno, si è sentito rigenerato, tanto da avviare un progetto per estendere le vacanze prolungate ai suoi 130 dipendenti.


Cinque giorni di ferie


Nonostante la legge giapponese garantisca cinque giorni di ferie pagate all’anno, il tasso di utilizzo è ancora basso: solo il 62,1% dei giorni disponibili viene effettivamente goduto. Questo fenomeno è alimentato da una cultura aziendale poco flessibile, in cui i lavoratori temono di mettere in difficoltà i colleghi o di essere malvisti dai superiori. Circa il 45% dei lavoratori dichiara di evitare le vacanze per non creare problemi agli altri, mentre il 22,5% attribuisce il problema all’ambiente lavorativo stesso.


Eliminare il senso di colpa


Tuttavia, alcune aziende stanno invertendo la tendenza. Il gigante giapponese Recruit, ad esempio, ha introdotto 14 giorni di ferie flessibili obbligatorie oltre ai giorni di ferie pagate. Questo approccio mira a eliminare il senso di colpa legato al prendersi una pausa, consentendo ai dipendenti di godere di periodi di riposo più lunghi e, in alcuni casi, di pianificare vacanze di due o tre settimane. Secondo un rappresentante di Recruit, normalizzare il diritto al riposo aiuterà a creare un ambiente lavorativo più sereno e produttivo.


Un impatto sull’economia


L’importanza di ferie più lunghe non è solo legata al benessere individuale, ma anche a un impatto positivo sull’economia. Secondo stime del governo giapponese, l’utilizzo completo delle ferie pagate potrebbe generare un indotto di 73 miliardi di euro all’anno. Junko Takasaki, giornalista giapponese residente in Francia, sottolinea che cinque settimane di ferie garantite, rappresenti un esempio virtuoso. Nonostante i benefici dimostrati, il cambiamento culturale resta una sfida. La mentalità tradizionale giapponese vede le ferie più come un premio che come un diritto. Secondo Takasaki, è necessario un cambio di prospettiva, sia da parte dei manager che dei dipendenti: le ferie devono essere considerate una componente essenziale del lavoro, al pari dello stipendio.

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