(New York Times) Leone XIV, primo pontefice statunitense, è anche un appassionato tennista. Nella Città del Vaticano esiste un campo da tennis segreto, riemerso sotto i riflettori dopo la sua elezione.
All’angolo tra via Leone IV e viale Vaticano, basta percorrere una cinquantina di metri in direzione ovest per raggiungere l’ingresso dei Musei Vaticani, dove si allunga lentamente la fila di visitatori. Alzando lo sguardo oltre i 12 metri delle mura vaticane, si intravede qualcosa di inaspettato: una rete alta e tesa che spunta tra gli alberi e gli edifici. Non è lì per proteggere il Papa o le guardie svizzere, ma per salvaguardare i passanti da rovesci e smash troppo entusiasti.
Quella recinzione circonda il campo da tennis del Vaticano, un gioiello nascosto nel cuore della Santa Sede, oggi sotto la giurisdizione di Papa Leone XIV, al secolo il cardinale statunitense Robert Francis Prevost. Dopo la fumata bianca dell’8 maggio, il nuovo pontefice è apparso sugli schermi dello stadio del Foro Italico durante gli Internazionali d’Italia, scatenando l’entusiasmo del pubblico romano.

Un Papa tennista
Il mondo si è subito interrogato: sarà in grado Leone XIV di unire le anime progressiste e conservatrici della Chiesa e guidare 1,3 miliardi di fedeli? Come gestirà il peso simbolico di essere il primo pontefice proveniente dagli Stati Uniti?
E, con un sorriso, qualcuno si è chiesto: avrà bisogno di biglietti per la finale degli Internazionali? Già noto tra i suoi amici a Chicago e nell’ambiente accademico di Villanova, Pennsylvania, il nuovo Papa non ha mai nascosto la sua passione: “Mi considero un discreto tennista dilettante,” aveva dichiarato in un’intervista del 2023 al sito dell’Ordine Agostiniano, poco dopo essere stato nominato cardinale da Papa Francesco.
Dopo nove anni in Perù, dove ha prestato servizio, ha ammesso di non aver avuto molte occasioni per allenarsi. Ora, però, è impaziente di tornare in campo.
Smentita la notizia (diffusa erroneamente) di un suo tifo per Carlos Alcaraz — che avrebbe potuto irritare i sostenitori del beniamino italiano Jannik Sinner —, Leone XIV resta invece fedele ai Chicago White Sox nel baseball: una squadra, dice, che insegna temperanza e resistenza nelle avversità.

Il campo segreto tra le mura vaticane
In pochi conoscono davvero l’esistenza del campo da tennis, situato nella zona nord della Città del Vaticano, poco distante dal Cortile Ottagono. Chi lo sa, lo sa. Il resto del mondo passa oltre, ignaro. Dal 28 aprile, l’area è chiusa al pubblico per via del conclave.
Eppure, la storia tennistica vaticana è sorprendentemente ricca: negli anni ’70, con la ristrutturazione del campo, si disputavano tornei interni tra cardinali, guardie svizzere e dipendenti della Santa Sede. Il “Torneo dell’Amicizia” nacque nel 1978, vinto da Giovanni Battista Re — oggi vice-decano del Collegio Cardinalizio — che all’epoca era un giovane sacerdote della Segreteria di Stato. In finale superò Roberto Tucci, gesuita e futuro cardinale, allora direttore generale di Radio Vaticana.
Il terzo posto andò a Peter Hasler, guardia svizzera, che batté Faustino Sainz Muñoz, futuro arcivescovo. Quando il torneo venne aperto ai figli dei dipendenti, i preti smisero di vincere e la competizione si spense, fino alla ripresa nel 2008 grazie al personale dei Musei Vaticani.

Un futuro tennistico per il pontificato?
Un portavoce delle Guardie Svizzere ha fatto sapere che, attualmente, nessuno dei militari in servizio gioca a tennis. Una buona notizia per Papa Leone, che potrebbe trovare meno resistenza nei tornei interni, anche se sarà forse più difficile trovare un degno avversario.
Sul campo, però, sorgono anche dilemmi morali: è giusto fare un passante vincente contro il Papa? E se si osa colpirlo con una volée a rete, si rischia l’anatema?