(New York Times) Un thriller spagnolo ideale per chi cerca un giallo che si traveste da telenovela gotica e per chi sa apprezzare il delitto servito con ironia e stile. Su Neflix.
Dimenticate il grigiore esistenziale dei gialli nordici o i silenzi pesanti delle serie britanniche: The Gardener, nuova serie spagnola disponibile dall’11 aprile su Netflix, rivisita il thriller con un approccio più kitsch e teatrale. Un mix di toni dark, echi gotici e spruzzate di melodramma che strizzano l’occhio a Wednesday e Dexter, più che ai classici noir cerebrali. Il risultato? Una serie che parla di omicidi ma si prende poco sul serio, lasciando spazio al grottesco, al pop e all’eccesso.
Al centro della storia c’è Elmer (interpretato da Álvaro Rico), giovane impassibile e apatico con un’anomala passione per il giardinaggio — passione che, in realtà, nasconde una missione molto più macabra. Dopo un incidente d’auto avvenuto in tenera età, Elmer ha subito danni cerebrali che gli impediscono di provare emozioni. A insegnargli a “simulare” la normalità è la madre China (Cecilia Suárez), personaggio eccentrico e manipolatore che sembra uscita da un incubo freudiano.

Un killer perfetto
China ha trasformato Elmer in un killer perfetto: freddo, preciso, impassibile. La loro attività di giardinieri è solo una copertura per un’impresa di omicidi su commissione, e i giardini in cui lavorano sono anche luoghi ideali per nascondere i cadaveri — ottimo fertilizzante, dicono loro con nonchalance. Ma tutto cambia quando Elmer riceve l’ordine di uccidere Violeta (Catalina Sopelana), una giovane maestra di scuola. Qualcosa, per la prima volta, si accende in lui. Invece di eliminarla, inizia a frequentarla.
Che sia amore? O forse solo un tumore cerebrale? Il dubbio percorre tutta la serie, alimentando il contrasto tra pulsioni affettive e oscuri istinti omicidi. Il conflitto si fa ancora più teso con la gelosia ossessiva di China, madre possessiva che considera Violeta una minaccia alla relazione simbiotica col figlio.
Una dinamica che ricorda Psycho, ma filtrata attraverso l’estetica di un videoclip pop dai toni saturi e musiche d’organo enfatiche.

Colpi di scena e assurdità
Dal punto di vista narrativo, la parte più debole resta il sottoplot investigativo: l’immancabile poliziotta determinata e problematica è forse l’elemento più prevedibile. Ma The Gardener non punta alla verosimiglianza: si lascia invece sedurre dal teatro dell’assurdo, con colpi di scena scanditi da dun-dun-duuuun e primi piani carichi di pathos.
In un panorama televisivo sovraffollato di crime seri e realistici, questa produzione iberica si distingue per la sua natura esagerata e volutamente artificiale. The Gardener è più una favola dark che un vero thriller: un mondo dove i sentimenti sono costruiti, i fiori nascondono cadaveri e l’amore — o la sua illusione — può essere più pericoloso di un’arma.