(Bbc) Dall’alito fruttato al sudore insolito, i cambiamenti nell’odore del corpo possono anticipare malattie. La scienza punta a trasformare il naso in uno strumento di diagnosi precoce.
Un odore insolito sulla pelle, un alito diverso dal solito, un sudore che cambia profumo: il nostro corpo comunica molto più di quanto crediamo attraverso gli odori. E se imparassimo ad ascoltarlo, potremmo scoprire la presenza di una malattia anche anni prima che compaiano i sintomi. È quanto dimostra una rivoluzionaria frontiera della medicina che punta a trasformare il semplice odore corporeo in uno strumento di diagnosi precoce.
Tutto è iniziato con una storia apparentemente incredibile: quella di Joy Milne, un’infermiera scozzese in pensione che ha scoperto di poter sentire il morbo di Parkinson. Ha notato per prima cosa un odore muschiato e persistente sul marito, Les, anni prima che gli venisse diagnosticata la malattia. Più tardi, partecipando a un incontro per pazienti parkinsoniani, si è resa conto che tutti avevano lo stesso odore.
La sua capacità è stata poi testata scientificamente da Perdita Barran, chimica analitica dell’Università di Manchester: Joy ha identificato correttamente sei magliette indossate da malati, più una settima che apparteneva a un uomo che sarebbe stato diagnosticato meno di un anno dopo. Aveva “pre-diagnosticato” la malattia con il naso.

Una firma chimica
La scienza oggi conferma che dietro ogni odore c’è una firma chimica precisa, composta da composti organici volatili (VOC) prodotti dal metabolismo cellulare. Quando il corpo è malato, il metabolismo cambia – e con esso anche il profilo degli odori. Il diabete in crisi ipoglicemica, per esempio, emana un alito dal sentore di mele marce, dovuto all’accumulo di chetoni. Il fegato malato produce un odore muffoso, mentre i reni in difficoltà fanno emanare un alito ammoniacale o simile all’urina. Anche alcune infezioni hanno un odore caratteristico: la tubercolosi sa di birra stantia e cartone bagnato, mentre il colera può rendere le feci dolciastre.

I cani e la prostata
Ma sono i cani a detenere il primato dell’olfatto medico. Addestrati, riescono a individuare il cancro alla prostata nell’urina con un’accuratezza del 99%, o a prevedere un attacco epilettico prima che accada. Il loro olfatto è fino a 100.000 volte più sviluppato del nostro. Tuttavia, non tutti i cani sono adatti, e l’addestramento è lungo e costoso.
Per questo, scienziati come Andreas Mershin del progetto RealNose.ai stanno sviluppando un “naso robotico” in grado di replicare questa capacità. Il dispositivo usa recettori olfattivi umani coltivati in laboratorio e intelligenza artificiale per riconoscere i pattern olfattivi del cancro alla prostata. “Non basta sapere i componenti chimici”, spiega Mershin, “bisogna capire come il cervello interpreta l’odore”.

Dal sebo al Parkinson
Anche per il Parkinson, Barran sta sviluppando un test basato su un semplice tampone cutaneo che analizza il sebo, l’olio prodotto dalla pelle. Ha già identificato una trentina di molecole – soprattutto lipidi e acidi grassi – che sono alterati nei pazienti. L’obiettivo è una diagnosi rapida, non invasiva e accessibile, prima che i sintomi motori compaiano.
Insomma, il futuro della medicina potrebbe passare dal naso. Come dice Barran: “Joy e Les ci hanno insegnato che tutti dovrebbero sentirsi autorizzati a osservare il proprio corpo. A volte, la prima allerta arriva da un semplice odore”.