(Matin du Dimanche) Il cane è da sempre considerato il migliore amico dell’uomo, ma il suo impatto sull’ambiente è tutt’altro che amichevole.
il cane è sì un compagno fedele, ma il suo costo per il pianeta è alto. Senza demonizzare la presenza di questi animali, è urgente adottare pratiche più sostenibili, dalla gestione responsabile degli spazi verdi alla scelta di alimenti eco-compatibili. La sfida è bilanciare l’amore per i nostri amici a quattro zampe con il rispetto per l’ambiente che condividiamo. Mentre l’attenzione si è spesso concentrata sui gatti, noti predatori di fauna selvatica, un recente studio dell’Università Curtin in Australia rivela che anche i cani rappresentano una seria minaccia per la natura.
I cani, sia domestici che randagi, sono responsabili della morte di numerosi animali selvatici. In Australia, ad esempio, hanno contribuito al crollo di una colonia di pinguini in Tasmania e sono la seconda causa di ricovero presso l’ospedale veterinario dello zoo del Paese, dopo gli incidenti stradali. A livello globale, i cani minacciano circa 200 specie incluse nelle liste rosse dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (UICN) e hanno già causato l’estinzione di una dozzina di specie di uccelli e mammiferi.

Anche in Europa la situazione non è rosea
In Francia, nel Luberon, i cani domestici hanno provocato danni significativi al bestiame, mentre nelle Alpi disturbano la fauna locale, come marmotte, galli cedroni e caprioli. Jean-Marc Landry, esperto di lupi e cani da guardia, sottolinea che spesso i danni attribuiti ai lupi sono in realtà opera di cani domestici lasciati liberi di vagare.
Oltre alla predazione, i cani inquinano l’ambiente attraverso urine, feci e sostanze chimiche. Un cane di taglia media produce circa 1000 chili di feci all’anno, che contaminano i corsi d’acqua e inibiscono la crescita di piante e insetti. I prodotti antipulci e antizecche, come il fipronil, si accumulano nell’ambiente, danneggiando anche specie non target, come le libellule. Gli scienziati avvertono dei rischi legati a questi pesticidi, specialmente in case con bambini piccoli.

L’impronta carbonica delle crocchette
L’alimentazione dei cani è un altro fattore critico. Un labrador ha un’impronta carbonica annua di 770 chili di CO₂, che può salire a 2500 chili per un alano. Patrick Hansen, CEO di Luxaviation, ha paragonato l’inquinamento causato da tre cani a quello di un volo in jet privato. Negli Stati Uniti, cani e gatti consumano il 30% delle risorse carne destinata agli umani, con un impatto ambientale pari al 50% delle emissioni del settore automobilistico.