(El Pais) I giorni di festa sono solitamente portatori di mangiate e bevute fuori norma e quindi di grandi mal di testa e promesse infrante come “non berrò mai più”, occasione per cercare su Google “rimedi contro la sbornia”.
Nonostante il fascino delle soluzioni “miracolose”, i rimedi anti-sbornia si rivelano spesso inutili o basati su logiche pubblicitarie discutibili. Meglio optare per la prevenzione, riducendo il consumo di alcol, piuttosto che affidarsi a prodotti che promettono ciò che non possono mantenere. Insomma, per iniziare l’anno senza rimpianti (e senza mal di testa), la scelta più saggia rimane quella di moderarsi.Tuttavia, tra pillole, cerotti e bevande miracolose, la verità è che la maggior parte di questi prodotti non mantiene le promesse, rivelandosi spesso un inganno costoso.

Il mercato dei rimedi: promessa vs. realtà
Dai classici integratori in capsule ai moderni shots e cerotti transdermici, il mercato dei rimedi anti-sbornia è pieno di soluzioni apparentemente innovative. Tuttavia, le evidenze scientifiche scarseggiano. Ad esempio, i cerotti promettono di fornire vitamine e nutrienti attraverso la pelle, ma gli studi dimostrano che l’assorbimento transdermico di questi elementi è minimo. Lo stesso vale per altri formati che, tra strategie pubblicitarie accattivanti e presunti benefici, giocano sull’effetto placebo per giustificare prezzi elevati.

Che cos’è realmente la sbornia?
La sbornia è un insieme di sintomi fisici e mentali che si manifestano quando la concentrazione di alcol nel sangue si avvicina a zero. Mal di testa, nausea, stanchezza, ansia e difficoltà di concentrazione sono tra i sintomi più comuni. Sebbene intuitivamente sia facile riconoscerla, la sua origine scientifica è ancora in parte misteriosa. Fattori come la presenza di sostanze derivate dalla fermentazione, alterazioni nei neurotrasmettitori e reazioni infiammatorie giocano un ruolo, ma non esiste ancora una spiegazione univoca.

Il bluff scientifico dei rimedi
I prodotti anti-sbornia spesso vantano benefici derivati da vitamine, minerali o estratti botanici come il nopal. Tuttavia, la normativa europea vieta dichiarazioni pubblicitarie non supportate da evidenze scientifiche valide. Molti produttori aggirano il problema evitando di citare esplicitamente la “sbornia” sulle etichette, spostando la comunicazione ingannevole sul web. In altri casi, si sfruttano normative transitorie che consentono di promuovere benefici non ancora verificati per determinati ingredienti botanici. In realtà, l’unico rimedio efficace contro la sbornia è non bere, ma questa verità impopolare si scontra con una società che valorizza l’alcol come elemento di socialità e divertimento.