(Times) Elon Musk e Mark Zuckerberg tra i più danneggiati dal “giorno della liberazione” inventato dal presidente americano.
I dazi e le guerre commerciali hanno gettato i mercati globali nel caos, con centinaia di miliardi di dollari cancellati dalla Borsa dal cosiddetto “giorno della liberazione” del 2 aprile. Nemmeno i più stretti alleati politici e imprenditoriali del presidente Trump sono stati risparmiati: anzi, sono tra i più colpiti.
Qui esaminiamo chi ha subito le perdite maggiori e chi, invece, ne ha tratto vantaggio. Utilizzando i dati del Bloomberg Billionaire Index, abbiamo identificato i giganti della tecnologia e dell’industria che hanno registrato le maggiori variazioni di valore.

Perdenti: dal braccio destro di Trump al padrino di Prince George
Elon Musk
L’uomo più ricco del mondo e consigliere senior di Trump ha pagato il prezzo più alto. Il suo patrimonio netto ammonta a 298 miliardi di dollari all’8 aprile, con un calo di 135 miliardi dall’inizio dell’anno. Le azioni della sua azienda Tesla sono inoltre crollate del 45% dall’insediamento di Trump. Potrebbero anche essersi create tensioni alla Casa Bianca: secondo alcune fonti, Musk avrebbe esortato senza successo il presidente ad adottare un approccio a dazi zero tra Stati Uniti ed Europa.
Jeff Bezos
Molti dei più grandi perdenti del caos di questa settimana sono miliardari della tecnologia. Bezos, secondo uomo più ricco al mondo e fondatore di Amazon, ha perso 23,49 miliardi di dollari in due giorni, pari al 12,2% del suo patrimonio netto. Il prezzo delle azioni di Amazon è crollato di quasi il 25% dall’insediamento di Trump, toccando un minimo di sei mesi la scorsa settimana.
Mark Zuckerberg
Il CEO di Meta ha perso 27,34 miliardi di dollari, pari al 15% del suo patrimonio netto, la seconda perdita più ingente tra tutti i miliardari. Il prezzo delle azioni di Meta è sceso di quasi il 14% a causa dei dazi sui prodotti tecnologici fabbricati in Asia.
Alice Walton
Alice, 75 anni, è la donna più ricca della lista, al 13° posto dietro i fratelli Jim e Rob. Tutti e tre sono figli di Sam Walton, fondatore di Walmart, il più grande rivenditore al mondo. Insieme, sono la famiglia più ricca del mondo dagli anni ’90. Alice co-gestisce Walton Enterprises e il suo patrimonio netto è diminuito di 8,4 miliardi nell’ultimo anno.
Len Blavatnik
Il proprietario della società di media sportivi DAZN e azionista di maggioranza di Warner Music Group ha subito una perdita di 1,83 miliardi di dollari dall’inizio dell’anno. Blavatnik possiede anche la società di investimenti globale Access Industries. Negli ultimi due giorni, il patrimonio dell’imprenditore sovietico-britannico è diminuito di oltre 300 milioni di dollari.

James Dyson
Il primo britannico della lista è Dyson, 77 anni, fondatore e ingegnere capo di Dyson Holdings, azienda con sede a Singapore che progetta e produce aspirapolvere, ventilatori e asciugamani elettrici. In una notte, il patrimonio netto di Dyson è crollato di 1,21 miliardi di dollari (il 6,3% del suo totale di 14,7 miliardi), la perdita più grande tra i miliardari britannici.
Hugh Grosvenor
Al 165° posto della lista c’è Lord Grosvenor, 34 anni, settimo duca di Westminster e padrino del principe George. Controlla Grosvenor Group, società immobiliare britannica con un portafoglio che include 300 acri nei quartieri londinesi di Belgravia e Mayfair, per lo più di proprietà della sua famiglia dal 1677. Con un patrimonio netto di 12,6 miliardi di dollari, Grosvenor ha perso 521 milioni negli ultimi 12 mesi.
Jim Ratcliffe
Azionista di minoranza del Manchester United dal febbraio 2024, Sir James Ratcliffe, 72 anni, è la seconda persona più ricca del Regno Unito. Nel 1998 ha fondato Ineos, oggi la quarta più grande azienda chimica al mondo, operativa in 29 Paesi con un fatturato di circa 65 miliardi di dollari. Nell’ultimo anno, il patrimonio netto personale di Ratcliffe è diminuito di 1,29 miliardi.
Bernard Arnault
Il proprietario dell’impero del lusso LVMH e uomo più ricco del mondo fino allo scorso anno, 76 anni, ha subito una perdita di 8,6 miliardi di dollari mentre le azioni del suo conglomerato, quotato a Parigi, crollavano di quasi il 6%. Alexandre Arnault, vice CEO della divisione vini e spirits di LVMH e terzo figlio di Bernard, ha dichiarato che l’azienda avrà bisogno di “molta riorganizzazione” dopo il calo dei profitti di oltre un terzo lo scorso anno e i dazi sul vino francese.

Vincitori: dall’America Latina a Berkshire Hathaway
Mark Mateschitz
A differenza dei perdenti, per lo più legati alla tecnologia, chi ha beneficiato del caos proviene da settori diversi. Tra questi c’è Mateschitz, di soli 32 anni, che possiede il 49% del colosso delle bevande energetiche Red Bull. L’austriaco ha ereditato la quota dal padre, Dietrich Mateschitz, nel 2022. Nel 2025, il suo patrimonio è aumentato di 6,1 miliardi di dollari (29%).
Carlos Slim
Slim, 85 anni, l’uomo più ricco dell’America Latina, va controcorrente. Secondo “Forbes”, la fortuna del magnate delle telecomunicazioni messicano è cresciuta di 2,1 miliardi in due giorni, la crescita più grande tra i più ricchi del mondo. Il Messico è stato escluso dai dazi del “giorno della liberazione” ed è temporaneamente esente da tasse sull’import di automobili. Il peso messicano ha resistito meglio di altre valute globali, rimanendo stabile rispetto al dollaro nonostante il caos dei mercati. Slim, già uomo più ricco del mondo, ha visto salire del 3,7% le azioni di América Móvil, il settimo operatore di reti mobili al mondo.
Warren Buffett
La holding di Buffett, Berkshire Hathaway, è stata parzialmente protetta dalla sua decisione di vendere azioni e accumulare riserve di liquidità. Quest’anno, il patrimonio personale di Buffett è aumentato di 12 miliardi di dollari, ma ha subito una contrazione di 2,57 miliardi dopo i dazi di Trump. A marzo, Buffett, 94 anni, ha definito l’imposizione di dazi “un atto di guerra”.