(Guardian) Un gruppo di ricercatori statunitensi vince un maxipremio per aver identificato il significato di alcuni suoni dei delfini, aprendo nuove prospettive nella comunicazione tra specie.
Un team di ricercatori statunitensi ha vinto un prestigioso premio internazionale da 100.000 sterline per aver compiuto significativi progressi nella comprensione della comunicazione tra esseri umani e delfini. Il riconoscimento è andato a Laela Sayigh e Peter Tyack del Woods Hole Oceanographic Institution, impegnati da oltre quarant’anni nello studio dei tursiopi nelle acque della Florida.
Utilizzando tecnologie all’avanguardia e non invasive, come idrofoni e tag acustici applicati con ventose, il gruppo ha raccolto una mole imponente di dati sui suoni prodotti dai delfini. L’attenzione si è concentrata sui cosiddetti “fischi non di firma”, suoni poco compresi che rappresentano circa metà della comunicazione acustica dei cetacei.

Venti tipi di fischio
Il team ha identificato almeno 20 tipologie di questi fischi, rilevando che due in particolare erano condivisi da almeno 25 esemplari. Riprodotti in natura, uno dei suoni ha provocato reazioni di fuga, suggerendo una possibile funzione di allarme, mentre l’altro ha stimolato comportamenti di curiosità, ipoteticamente legato a eventi imprevisti.
La competizione ha visto la partecipazione di circa 20 squadre, con finalisti che lavorano anche su usignoli, seppie e uistiti. Oltre al premio annuale, la sfida mette in palio un investimento totale di 10 milioni di dollari per chi riuscirà, nei prossimi anni, a sviluppare un algoritmo in grado di consentire a un animale di comunicare indipendentemente senza riconoscere di interagire con un essere umano. L’obiettivo, ispirato al test di Turing, è stabilire un dialogo interspecifico autentico.

Un’enorme massa di dati
Il premio è stato assegnato da una giuria guidata da Yossi Yovel dell’Università di Tel Aviv, che ha lodato la vastità e la qualità del database raccolto, nonché l’impiego di tecnologie eticamente sostenibili, come droni e altoparlanti per il monitoraggio in situ. Per addestrare modelli linguistici umani servono trilioni di parole. Per gli animali, non abbiamo nemmeno lontanamente questi volumi. È per questo che programmi come il Sarasota Dolphin Research sono vitali.