(El Pais) Il 1975 è stato un anno cruciale nella storia della musica, un punto di svolta che ha visto la nascita di alcuni degli album più iconici di sempre.
Oggi, a 50 anni di stanza celebriamo un’annata che ha lasciato un’impronta indelebile nella cultura pop, mescolando innovazione e tradizione. Questi album del 1975 non sono solo pietre miliari della musica, ma anche testimonianze di un’epoca di sperimentazione e coraggio artistico. A cinquant’anni di distanza, continuano a ispirare generazioni di ascoltatori, dimostrando che la grande musica è, e resterà, senza tempo.
Bruce Springsteen: Born to Run
Con Born to Run, Bruce Springsteen, allora ventiquattrenne, ha trasformato il rock in un’epopea drammatica e resiliente. Scritta nel suo appartamento in New Jersey, l’opera era un tributo al rock and roll epico, ispirato da artisti come Phil Spector e Roy Orbison. Springsteen ha voluto creare un disco che sembrasse “l’ultimo album sulla Terra”. L’obiettivo è stato raggiunto: Born to Run è una celebrazione universale del sogno americano e della giovinezza.

Donna Summer: Love to Love You Baby
Donna Summer e il produttore italiano Giorgio Moroder hanno cambiato la storia della musica con Love to Love You Baby, un album che ha segnato la nascita della disco music. Il brano omonimo, una fantasia erotica lunga 16 minuti, ha dominato le piste da ballo di tutto il mondo. Sebbene il resto del disco offra pezzi più discreti, il titolo principale ha ridefinito il panorama musicale, anticipando un’intera era.

Pink Floyd: Wish You Were Here
Dopo il successo planetario di The Dark Side of the Moon, i Pink Floyd erano in crisi creativa e personale. Eppure, hanno prodotto Wish You Were Here, un album dominato dal tema dell’assenza e dedicato all’ex membro Syd Barrett. La struggente Shine on You Crazy Diamond e la title track sono diventate inni immortali, mentre la tensione interna tra i membri ha paradossalmente alimentato la loro genialità.

Queen: A Night at the Opera
I Queen rischiavano il fallimento finanziario quando hanno deciso di investire tutto nel costosissimo A Night at the Opera. Il risultato? Un capolavoro poliedrico che spazia dall’hard rock al vaudeville, unito da un trattamento vocale e strumentale straordinario. La monumentale Bohemian Rhapsody, con il suo mix di opera e rock, ha consacrato i Queen come una delle band più iconiche della storia.

Patti Smith: Horses
Con Horses, Patti Smith ha dato voce al nascente movimento punk di New York. L’album, con la sua apertura provocatoria “Gesù è morto per i peccati di qualcuno, ma non per i miei”, esplora un mondo oscuro e ribelle. Horses non solo cattura lo spirito del tempo, ma riesce ancora oggi a trasportare gli ascoltatori nelle strade di una Grande Mela in fermento creativo.

Bob Dylan: Blood on the Tracks
Nel pieno di una crisi personale, Bob Dylan ha scritto e registrato Blood on the Tracks, un disco profondamente intimo e poetico. Con testi ispirati e melodie intramontabili, l’album è considerato uno dei suoi lavori più maturi. Dylan ha mostrato tutta la sua abilità narrativa, trasformando il dolore della separazione in un’opera d’arte senza tempo.

Led Zeppelin: Physical Graffiti
I Led Zeppelin, esausti dopo anni di tour incessanti, hanno dato vita a Physical Graffiti, un doppio album che esplora tutte le sfaccettature del loro stile. Dall’hard rock al blues, passando per il folk e la psichedelia, l’opera è un caleidoscopio musicale che rappresenta l’apice creativo della band.

Fleetwood Mac: Fleetwood Mac
Il 1975 segna anche la rinascita dei Fleetwood Mac, grazie all’ingresso di Lindsey Buckingham e Stevie Nicks. Con un sound più pop e accessibile, l’album omonimo ha inaugurato un’era di successi planetari. La combinazione delle voci e del talento compositivo del trio Buckingham-Nicks-McVie ha creato un album universale, preludio al capolavoro Rumours.
