(Guardian) Mentre l’UE rafforza norme su aria, acqua, pesticidi e economia circolare, il Regno Unito post-Brexit fatica a tenere il passo. L’Italia beneficia degli standard europei, ma con dati critici su inquinamento, fiumi e uso di pesticidi, deve accelerare la transizione ecologica.
L’UE ha recentemente reso più stringenti i limiti per il particolato fine (PM2.5), riconoscendone il legame diretto con il cancro ai polmoni e le malattie cardiorespiratorie. Il nuovo standard Ue fissa a 10 microgrammi per metro cubo il limite annuale, mentre il Regno Unito non ha ancora allineato le sue norme. In Italia, il problema è particolarmente acuto: nel 2023, la Pianura Padana ha registrato alcune delle concentrazioni più alte d’Europa, con città come Milano e Torino spesso oltre i limiti. Secondo l’ISPRA, l’inquinamento atmosferico causa oltre 60.000 morti premature all’anno nel nostro Paese.

Le acque reflue
Sul fronte idrico, l’Ue ha introdotto nel 2024 una nuova direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane, che impone la rimozione di microplastiche, farmaci e altri microinquinanti. Il Regno Unito non l’ha recepita e rischia di non raggiungere l’obiettivo del 77% di corpi idrici in buono stato entro il 2027: secondo l’OEP, potrebbe fermarsi al 21%. In Italia, la situazione è critica: solo il 42% dei corpi idrici superficiali è in buono stato ecologico (dati ISPRA 2023), con fiumi come il Po gravemente compromessi da nitrati agricoli e scarichi non depurati.

Da noi piani “congelati”
Anche sui pesticidi, l’Ue ha fatto passi avanti, vietando numerose sostanze tossiche, mentre il Regno Unito ha mantenuto standard più deboli. In Italia, l’uso di pesticidi è tra i più alti in Europa: nel 2022 sono stati utilizzati oltre 87.000 tonnellate di fitofarmaci, con picchi in regioni come Emilia-Romagna e Lombardia. Nonostante questo, il governo ha recentemente congelato il Piano nazionale di riduzione dell’uso dei fitosanitari, suscitando critiche da parte delle associazioni ambientaliste.
Sul fronte chimico, l’Ue ha vietato 13 sostanze pericolose dalla Brexit, tra cui i “forever chemicals” (PFAS) e le microplastiche nei ritardanti di fiamma. Il Regno Unito non ne ha vietata nessuna. In Italia, il tema è centrale: la contaminazione da PFAS nel bacino del Bacchiglione (Veneto) ha colpito oltre 300.000 persone, con costi di bonifica stimati in miliardi di euro.

Ci salva la raccolta differenziata
L’Italia, però, ha anche punti di forza. È tra i leader europei nella raccolta differenziata (52% nel 2023) e nel riciclo, e ha avviato piani per le aree protette e la ripristino degli ecosistemi. Ma per non rimanere indietro, deve trasformare le direttive Ue in azioni concrete: investire nella depurazione avanzata, potenziare i controlli sui pesticidi e accelerare la transizione verso un’economia circolare.