(Wall Street Journal) I chatbot di intelligenza artificiale stanno cambiando il futuro della ricerca su internet.
Jeeves, il maggiordomo virtuale degli anni ’90, oggi sorseggerebbe il tè con soddisfazione, osservando come l’intelligenza artificiale abbia trasformato il modo in cui cerchiamo informazioni online. Una giornalista del “Wall Street Journal” ha deciso di abbandonare Google Search per un mese, affidandosi esclusivamente a chatbot AI come ChatGPT, Perplexity, Claude e persino Gemini di Google.
Il risultato? Un’esperienza di ricerca più efficiente, personalizzata e libera dal caos degli annunci sponsorizzati che affliggono i motori di ricerca tradizionali.

Il declino di Google Search
Google, con il suo 90% di quota nel mercato globale, ha trasformato la ricerca in una corsa a ostacoli tra link sponsorizzati, caroselli di prodotti e domande correlate. Ad esempio, cercare il prezzo dell’iPhone 16 Pro significa scorrere pagine di risultati inutili prima di trovare informazioni affidabili. Al contrario, i chatbot AI offrono risposte immediate e concise, estraendo dati da fonti esterne e presentandoli in modo chiaro.

Il confronto
La giornalista ha testato i chatbot con una domanda pratica: “Quale stampante 3D sotto i 500 dollari dovrei comprare per mio figlio di 7 anni?”. Le risposte sono state illuminanti:
ChatGPT: una lista di cinque modelli con descrizioni, immagini e link alle fonti.
Claude: quattro opzioni con collegamenti a siti specializzati e blog di esperti.
Perplexity: la migliore visualizzazione, con immagini e una tabella comparativa.
Gemini (Google): suggerimenti senza citazioni, mentre la nuova “AI Mode” sperimentale ha fornito link dettagliati.
Google Search, invece, ha proposto una sfilza di annunci e link commerciali, dimostrando quanto sia diventato obsoleto.

Quando l’AI fallisce
Non tutto è perfetto: le “allucinazioni” dell’AI (risposte errate) persistono, e la tendenza a sintetizzare informazioni senza citare le fonti minaccia l’ecosistema del web. Giornali, blog e siti rischiano di perdere traffico, con conseguenze per la qualità dell’informazione.
C’è però ancora posto per Google: trovare pagine specifiche (come un profilo LinkedIn o una recensione di film), mappe e orari di attività. Tuttavia, anche il colosso di Mountain View sa che il futuro è l’AI, come dimostrano i suoi 10.000 progetti legati all’intelligenza artificiale.