(La Vanguardia) La rivoluzione degli alimenti bioprinted è già tra noi e il prossimo alimento che mettiamo nel carrello potrebbe essere uscito da una stampante, anche se ancora non lo sappiamo.
Una nuova frontiera alimentare sta entrando silenziosamente nei supermercati: quella dei cibi stampati in 3D. Non si tratta più di esperimenti futuristici né di curiosità riservate alla cucina gourmet, ma di prodotti reali, venduti sugli scaffali e pensati per finire nei piatti di tutti i giorni. E senza bisogno di specifiche etichette: la legge, infatti, non obbliga i produttori a indicare se un alimento è stato realizzato con tecnologia di stampa, ma solo gli ingredienti utilizzati.
Il bioprinting alimentare è nato nei laboratori della ricerca spaziale, dove si cercava un modo per nutrire gli astronauti con alimenti stampati in condizioni estreme. Da lì, è arrivato nei ristoranti d’alta cucina, apprezzato per le sue potenzialità estetiche e creative. Oggi, però, l’obiettivo è più concreto: creare alternative vegetali sostenibili alla carne e al pesce, sempre più richieste da consumatori attenti alla salute, all’ambiente e al benessere animale.

Pancetta e foie gras vegetali
In Spagna, la prima fabbrica di bioprinting alimentare è stata aperta nel 2023 a Tudela, in Navarra, grazie alla collaborazione tra le aziende Foody’s e Cocuus. Qui si producono già pancetta e foie gras vegetali, stampati in 3D con ingredienti come mela, carota, anacardi, piselli, oli vegetali e aromi naturali. L’aspetto sorprendente? Riproducono fedelmente forma e consistenza dei prodotti tradizionali, ma senza colesterolo e con una drastica riduzione dei grassi: solo il 10% contro il 50% della pancetta classica.
La tecnologia consente anche soluzioni ibride: bistecche che uniscono carne vera a grassi vegetali, con benefici potenziali sul piano nutrizionale. E non finisce qui: in Austria già si vende un filetto di salmone vegetale, mentre a breve potrebbe arrivare sul mercato anche un tonno in scatola a base di piselli testurizzati.

Prodenza sulla salute
Ma quanto sono sani questi alimenti? Gli esperti invitano alla prudenza. Se da un lato la sostituzione del grasso animale con quello vegetale può essere positiva, dall’altro si tratta comunque di alimenti ultraprocessati, classificati nel quarto gruppo della scala Nova, il che può comportare rischi per la salute se consumati con eccessiva frequenza.
Sul fronte della trasparenza, il vuoto normativo lascia ai consumatori solo gli ingredienti come riferimento. Nessuna etichetta, per ora, segnalerà che un alimento è stato stampato in 3D. Eppure, la differenza produttiva è significativa: una sola macchina può generare mille tonnellate di pancetta vegetale all’anno, senza allevamenti, con un’impronta ecologica drasticamente ridotta. Per ottenere lo stesso quantitativo con il metodo tradizionale servono 40.000 maiali.