(Liberation) Il mercato europeo degli insetti commestibili dopo l’entusiasmo iniziale si scontra con una realtà deludente e (timide) opportunità.
Dopo anni di hype come “proteina del futuro”, il settore degli insetti commestibili affronta una fase di contrazione con troppe ombre (il crollo dei big, una domanda debole e costi di produzione alti: nonostante l’autorizzazione UE (grilli, larve della farina, ecc.), i consumatori europei restano diffidenti. Solo il 10-15% si dichiara disposto a provare prodotti a base di insetti anche perché i prezzi al consumo sono molto alti a causa dei costi di produzione che sono fino a 10 volte quelli della soia, penalizzati da energia e mangimi premium.

La speranza nel mangime
La speranza sono nicchie in crescita con il mangime settore più promettente. L’UE ha approvato l’uso di proteine da insetti per pollame e suini (2023), aprendo un mercato potenziale da 500 milioni/anno entro il 2030. Buone prospettive anche dal Pet food: crocchette per cani/gatti con farina di insetti stanno conquistando il segmento premium (+30% vendite in Germania e UK, 2024). Ma il mercato europeo è in difficoltà. Francia, Olanda e Belgio restano i hub principali, ma con investimenti in frenata. Germania e Scandinavia guidano l’accettazione consumer (grazie a burger e barrette proteiche) mentre Italia e Spagna in ritardoavendo una cultura alimentare conservatrice e poche startup attive.

Una crisi profonda
La soluzione sostenibile per sfamare il pianeta, è oggi in crisi profonda. Fallimenti aziendali, studi scientifici contestati e scarso appeal sul mercato stanno facendo vacillare un settore che aveva attirato centinaia di milioni in investimenti. In UE le regole sono ancora strette e servono semplificazioni per l’uso di scarti alimentari come mangime. Sono state autorizzate 11 specie per alimentazione umana/animale (es: polvere di grillo in pasta), ma i fertilizzanti derivati richiedono trattamenti che ne riducono l’efficacia. Senza sussidi i prezzi non sono competitivi e il “fattore disgusto” frena il food, mentre il pet food decolla.

Miti da sfatare
Tra i miti da sfatare c’è quello delle proteine miracolose: Il celebre rapporto FAO del 2013, che prevedeva il sorpasso su carne e soia, è stato smentito: produrre farina di insetti costa anche 10 volte di più rispetto a quelle tradizionali, per via dei consumi energetici (servono 25-30° costanti) è l’avvio di una economia circolare ( usare rifiuti organici come mangime) è naufragata per restrizioni sanitarie. Oggi si usano cereali di qualità, gli stessi dell’allevamento convenzionale. E in più c’è il problema dell’impatto climatico: alcune farine di insetti emettono 6 volte più CO₂ rispetto ai mangimi tradizionali.