Cleopatra chi era costei?

(Le Monde) Una delle donne più famose del mondo tra mito e realtà: l’Institut du monde arabe di Parigi svela i segreti della regina d’Egitto.

L’esposizione “Le Mystère Cléopâtre” all’Institut du monde arabe di Parigi sino all’11 gennaio 2026 decostruisce il mito della più famosa regina dell’antichità, rivelando quanto poco sappiamo realmente di questa figura leggendaria che ha attraversato i secoli.

Nata intorno al 69 a.C. probabilmente ad Alessandria, era figlia del re Tolomeo XII e di una madre di cui si ignora se fosse egiziana o greco-macedone. Apparteneva alla dinastia dei Tolomei o Lagidi, originaria del nord della Grecia e fondata dopo la morte di Alessandro Magno nel 323 a.C. La sua cultura era quindi tanto greca e romana quanto egiziana, un aspetto che le prime sale dell’esposizione sottolineano attraverso opere archeologiche straordinarie provenienti dal Louvre e dalla Biblioteca Nazionale di Francia.

Contrariamente alla credenza popolare alimentata dal cinema, non esistono prove concrete della sua leggendaria bellezza. Le rare sculture che potrebbero ritrarla sono incomplete o dubbie, e potrebbero rappresentare altre regine della dinastia. Persino le monete dell’epoca, come il tetradrammo d’argento coniato nel 38-37 a.C., mostrano un ritratto piuttosto schematico e privo di particolare grazia, in netto contrasto con i raffinati gioielli alessandrini esposti che testimoniano il lusso dell’epoca.

Morte e propaganda

La morte di Cleopatra nell’agosto del 30 a.C., dopo la sconfitta di Azio, rimane avvolta nel mistero: un serpente – presumibilmente un cobra egiziano – o il veleno? L’esposizione non può fornire certezze, ma dimostra come questo episodio abbia contribuito alla leggenda. Immediatamente dopo la sua morte, Augusto e i suoi sostenitori diffusero una versione infamante della regina, descrivendola come una donna lasciva che aveva sedotto prima Cesare poi Marco Antonio. Questa calunnia, strumento millenario per screditare il potere femminile, venne perpetuata nei secoli, con rare eccezioni tra storici copti e arabi che la descrissero come madre della nazione egiziana o regina filosofa.

Dal mito al marketing

La seconda parte dell’esposizione esplora come i pittori del Rinascimento abbiano rappresentato la sua morte unendo Eros e Thanatos, dipingendo belle donne nude offerte al morso del serpente. Tra le opere esposte, dal XVI al XIX secolo, spiccano quelle di Michele Tosini e Antoine Rivalz per la loro sobrietà nell’evitare il pathos.

L’ultima sezione rivela la trasformazione di Cleopatra in icona pop: dal teatro con Sarah Bernhardt (1890) al cinema con Liz Taylor, fino al merchandising moderno che ne ha fatto un marchio per saponi, rossetti e persino sardine in scatola. L’esposizione si conclude simbolicamente con il trono vuoto di Barbara Chase-Riboud: Cleopatra rimane un enigma, più leggenda che storia, più mito che donna.

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