ChatGPT ci rende stupidi?

By Paolo Bonanni 26 Maggio 2025 #chatgpt

(Financial Times) Con l’intelligenza artificiale che scrive i nostri temi e risolve i problemi al posto nostro, rischiamo di perdere la capacità di pensare in modo autonomo. La sfida? Usare l’IA senza farci sostituire.

L’avvento dell’IA generativa come ChatGPT sta rivoluzionando non solo il lavoro, ma anche il modo in cui apprendiamo. Se da un lato questi strumenti rendono obsoleti compiti tradizionali come i temi scolastici o i calcoli complessi, dall’altro sollevano un dilemma cruciale: stiamo perdendo la capacità di pensare in modo critico?

Uno studio congiunto di Microsoft e della Carnegie Mellon University ha rivelato che l’abuso di IA generativa sta erodendo competenze fondamentali come creatività, giudizio e problem solving. Meccanizzando i compiti routinari, priviamo gli utenti della possibilità di esercitare il proprio cervello. Un esempio emblematico? I recenti trend virali in cui gli utenti chiedono all’IA di spiegare fenomeni banali (come “Come fa lo specchio a sapere cosa c’è dietro?”) senza nemmeno provare a ragionarci.

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La scuola futura: meno nozioni, più pensiero critico

Con l’IA che memorizza al posto nostro date, formule e concetti, il valore dell’apprendimento mnemonico si sta sgretolando. Filosofi e futuristi propongono di rivedere i programmi scolastici: meno memorizzazione, più logica, etica e arte del vivere. Dovremmo educare i bambini a essere esseri umani realizzati, non solo lavoratori produttivi in un futuro in cui l’IA risolve i problemi materiali, lasciando all’uomo la ricerca di significato attraverso arte, conversazione e contemplazione.

Perché imparare resterà vitale

Anche in un mondo iperautomatizzato, l’apprendimento conserverà un valore intrinseco. L’esempio degli scacchi è illuminante: se l’IA li domina da 30 anni, gli umani continuano a giocare per piacere. Allo stesso modo la passione per la scienza, la storia e la filosofia arricchirà la vita anche in un’era post-lavoro. Una visione che riecheggia Eleanor Roosevelt: “L’essenziale è imparare. Imparare e vivere”.

Il rischio non è l’IA in sé, ma l’uso passivo che ne facciamo. Come con le calcolatrici, che hanno reso inutile la divisione in colonna ma non la comprensione della matematica, il vero obiettivo è usare l’IA come alleata, non come stampella. Servono nuovi modelli educativi che coltivino curiosità, discernimento e capacità di porsi domande, perché in un mondo di risposte facili, saranno queste le skill a fare la differenza.

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