(Courrier international) In Argentina il “baby fútbol” coinvolge bambini dai 6 ai 12 anni e questa passione si è trasformata in una competizione feroce, dove la pressione e gli interessi economici mettono a dura prova i giovanissimi giocatori.
Negli stadi di Buenos Aires, ogni fine settimana, si assiste a un vero spettacolo. Gli allenatori urlano istruzioni, i genitori incitano i figli dagli spalti e i bambini si sfidano con un’intensità sorprendente per la loro età. Le squadre del baby fútbol sono organizzate in leghe competitive, come la Fei che oggi conta più di 400 club e oltre 30.000 giocatori iscritti.
Le giovani promesse possono ricevere viáticos, piccoli compensi che arrivano fino a 40.000 pesos (circa 36 euro) per partita, mentre i più talentuosi vengono contesi tra le squadre, accumulando fino a 500 dollari al mese, il doppio del salario minimo argentino. Questo porta molti bambini a giocare fino a quattro partite ogni weekend, tra campionati diversi, mettendo a rischio la loro salute fisica e mentale.

Dai quartieri popolari alla gloria internazionale
Il baby fútbol non è solo un trampolino di lancio, ma anche un’opportunità per molti giovani di sfuggire alle difficoltà economiche. I genitori vedono nel calcio una speranza per il futuro. Molti di loro non hanno lavoro, e i loro figli diventano l’unica possibilità di riscatto.
Negli anni, questo sistema ha sfornato campioni del calibro di Carlos Tévez, Sergio Agüero, Javier Saviola, Gonzalo Higuaín e Javier Mascherano, e più recentemente alcuni protagonisti della vittoria dell’Argentina ai Mondiali 2022, come Rodrigo De Paul, Alexis Mac Allister e Nicolás Otamendi.

Il peso della pressione
Nonostante le opportunità, la crescente competizione ha anche un lato oscuro. I ragazzi sono esasperati. Non scelgono loro dove giocare, ma i genitori, che spesso cercano il club che offre più soldi. Non è più un ambiente familiare, ma un mercato.
Nonostante il suo lato controverso, il baby fútbol rimane un fenomeno sociale in Argentina, unendo comunità e creando legami tra famiglie. Si è cercato di ridimensionare la competizione inserendo regole come la partecipazione obbligatoria di tutti i bambini per almeno cinque minuti a partita e l’eliminazione del sistema di retrocessioni e promozioni.